Stadio AS Roma Pietralata

AS ROMA NEWS STADIO PIETRALATA – Vietato l’ingresso. Gli abitanti di via degli Aromi, dove dovrebbe sorgere una parte dello stadio della Roma di Pietralata, in particolare il centrocampo e la curva Sud, hanno vinto il ricorso contro il Comune di Roma. Quindi non sarà possibile entrare nelle aree intorno alle case e neanche nei palazzi per effettuare i sopralluoghi necessari e gli studi propedeutici alla realizzazione del progetto definitivo, che ancora non c’è, scrive La Repubblica.

La settima sezione del tribunale civile ha ordinato infatti a Roma Capitale di interrompere «la turbativa possessoria» nei confronti degli abitanti di via degli Aromi e ha intimato al Campidoglio «di astenersi dall’accedere e/o dal far accedere alcuno negli immobili oggetto del ricorso». Quindi niente scavi archeologici preliminari che servono a verificare la presenza o meno di reperti antichi, soprattutto di un acquedotto segnalato dai comitati.

Ma l’esposto di via degli Aromi non è l’unico e molti sono ancora in attesa di risposta. Il comitato popolare Monti di Pietralata, che batte il quartiere palmo a palmo, per esempio, è convinto che, lì dove dovrebbe sorgere l’impianto, sia presente un «manufatto di età romana, un probabile — scrive in una delle tante segnalazioni — acquedotto/cunicolo collegato a un pozzo artesiano in un’area accessibile al pubblico».

E ha chiesto quindi che venisse fatto un sopralluogo. Il 15 aprile scorso è arrivata la risposta del Soprintendente speciale, Daniela Porro. Viene chiarito che il manufatto segnalato «non sembrerebbe risultare agli atti» già depositati. Tuttavia è stato chiesto alla società giallorossa, al Comune e a tutti i soggetti interessati, compresi i Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, «la messa in sicurezza urgente dell’area» così da poter effettuare un sopralluogo, insieme all’archeologo incaricato dalla Roma, come richiesto dai cittadini.

Intanto l’assessorato all’Urbanistica del Campidoglio commenta così l’ordinanza del tribunale civile: «La pronuncia si riferisce esclusivamente alla tutela del possesso dell’area da parte dei ricorrenti, senza minimamente esprimersi sulla questione della proprietà e lasciando del tutto impregiudicata ogni ulteriore azione da parte di Roma Capitale». Insomma, il Comune andrà avanti con l’esproprio.



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