Il clima, in casa dei proponenti del progetto dello Stadio di Tor di Valle, è di attesa. E mentre si attende che la Raggi, con la sua Giunta e la sua riottosa maggioranza di consiglieri, si riuniscano per decidere, finalmente, qualcosa di sicuro e definitivo in vista dell’incontro di oggi pomeriggio, preludio all’ultima seduta della conferenza di servizi decisoria del 3 marzo, ci si attrezza per il peggio. Secondo quanto trapela, infatti, gli studi legali si stanno già muovendo. E sul Campidoglio rischia di abbattersi non solamente la causa civile per il risarcimento dei danni, ma, in capo al Sindaco, alla sua Giunta e a tutti quelli che, in un modo o nell’altro, si starebbero assumendo l’onere di annullare la delibera Marino sul pubblico interesse e, quindi, cancellare il progetto a una settimana dalla chiusura della Conferenza di Servizi, potrebbe abbattersi anche una denuncia per abuso d’ufficio. In soprammercato, ovviamente, una causa al Tar per sospendere e annullare l’atto del Comune.

Se alla fine di questo approfondimento dovesse uscire la decisione di annullare la delibera di Marino sul pubblico interesse, per la Roma scatterebbero le immediate contromisure. Chiuso e bocciato questo progetto – dicono nei corridoi di Trigoria – non ce ne sarebbero altri. E partirebbero tre cause. La prima, ovviamente, sarebbe al Tar. Richiesta urgente di sospensiva e annullamento dell’atto del Comune. La motivazione è facilmente intuibile: la decisione 5stelle di annullare la delibera di Marino sarebbe illegittima perché priva di reali motivazioni.

Anche perché, secondo quanto alcuni consiglieri comunali pentastellati dicono a microfoni spenti, la Raggi e i suoi vorrebbero usare l’annullamento per vizio di legittimità e non la revoca in autotutela, forse più consona. Questo perché la revoca comporta comunque un’ assunzione di responsabilità e il riconoscimento di un indennizzo (da quantificare). L’ annullamento, invece, non prevede né l’una né l’altro. Ma necessita di una forte motivazione che illustri chiaramente dove si sarebbe violata la legge all’epoca di Marino.

Chiaro che, se il Tar annullasse gli atti comunali, il Campidoglio sarebbe letteralmente spogliato di qualunque possibilità di difesa. E a quel punto sarebbero dolori: dal punto di vista penale, infatti, scatterebbe quasi in automatico l’accusa (con probabile condanna) per abuso d’atti d’ufficio, poiché l’illegittima decisione di annullare la delibera di Marino avrebbe creato un ingiusto danno alla Roma.

Infine, la questione risarcimento danni. I tempi, ovviamente, sono più lunghi. Se per il Tar è questione di poche settimane e per il giudice penale un paio d’anni, la causa civile potrebbe giungere a conclusione intorno ai 4 anni. Questo, però, significa anche che il Campidoglio, chiamato in giudizio al tribunale civile, dovrebbe comunque accantonare per legge l’ammontare della richiesta di risarcimento danni: interessante capire come si potrà chiudere il bilancio 2017. Infine, in aggiuntala Corte dei Conti potrebbe muoversi per il danno erariale nei confronti di tutta l’amministrazione 5stelle.

(Il Tempo – F. Magliaro)



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