NOTIZIE AS ROMA STADIO PARNASI – Quando i giudici l’hanno interrogato a San Vittore dopo la prima notte di carcere, il costruttore Luca Parnasi aveva annunciato la sua strategia: «Parlerò, ma con i pm». Ieri pomeriggio, all’indomani del deposito della decisione del Riesame, che ha confermato l’esistenza di un’associazione a delinquere di cui sarebbe il capo, ha chiesto ai pm Paolo Ielo e Barbara Zuin di interrogarlo. E dalle 16, assistito dall’avvocato Emilio Ricci, ha cominciato a raccontare la sua galassia di relazioni e affari, retribuita con finanziamenti alla politica leciti e illeciti e pagamenti ai consulenti giusti. La prima puntata è cominciata ieri pomeriggio ed è finita a tarda sera, ma stamane si riprende alle 9.30 e non si sa fino a quando.
GLI AFFARI – Un colloquio fiume, nel corso del quale Parnasi sta raccontando la corsa verso la costruzione del nuovo stadio della Roma e con l’obiettivo di mettere a segno anche altre opere: un palazzetto per il basket e quello del rugby sempre nella Capitale, lo stadio del Milan, altri progetti immobiliari nel Lazio. Per la procura di Roma, il quadro è già chiaro: la sua azienda, Eurnova, avendo siglato l’accordo con As Roma per la costruzione di un nuovo stadio a Tor di Valle, a pochi metri dal Tevere, avrebbe prima spinto per convincere la giunta comunale pentastellata a passare dal no al sì all’opera, costruendo un legame ben remunerato con l’avvocato e consulente plenipotenziario del Campidoglio, Luca Lanzalone. E quindi, con tecniche più o meno simili, avrebbe aggirato altri ostacoli che separavano la Eurnova dalla realizzazione dello stadio: intoppi burocratici, vincoli architettonici, limiti ambientali, evitati grazie a contatti e contratti, ben remunerati, con tecnici o politici, a seconda della necessità. L’obiettivo, a veder bene, non era neppure costruire davvero lo stadio ma, una volta approntata ogni cosa, vendere terreno e progetto e andare all’incasso.
I RAPPORTI CON LANZALONE – Le domande dei pm per la prima parte dell’interrogatorio sembrano essersi concentrate soprattutto sul legame col consulente di fiducia dei Cinquestelle e, da gennaio 2017 del Comune di Roma, Luca Lanzalone, oramai ex presidente di Acea. Che per il momento aveva ricevuto da Parnasi poco più di 12mila euro, ma era d’accordo per ottenere incarichi del valore di circa 150mila euro.
LA POLITICA – È stato il civilista di Bogliasco a guidare Parnasi e i suoi nei rapporti con il Campidoglio e i Cinquestelle. Molto, Parnasi, sta spiegando anche sui soldi dati alla politica, dalle relazioni consolidate con il Pd, ultimo dei quali il finanziamento a Eyu, fino alle sponsorizzazioni a Radio Padania, passando per un elenco di contributi costanti, ad ogni scadenza elettorale, «Da anni 80» dicevano i suoi collaboratori intercettati. Di certo, l’imprenditore ha di che essere preoccupato e non solo per l’arresto. Il suo fido in banca è sotto di 13 milioni, l’azienda di famiglia, Parsitalia, è in liquidazione da dieci mesi e le banche l’hanno messa da tempo sotto osservazione perché, su un totale accordato di 114,8 milioni, Parsitalia si è spinta a spenderne 123. Il creditore principale è sempre Unicredit, che ha ereditato i rapporti di Banco di Roma con Sergio Parnasi, il padre, scomparso nel 2016. Da quel che si legge nelle intercettazioni, il costruttore puntava ad incassare qualche decina di milioni di euro per dare ossigeno al gruppo. Ma l’affare rischia di sfumare rapidamente, specie se il costruttore resterà in carcere a lungo.
(Il Messaggero – S. Menafra)
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