Troppe carenze, sia nelle carte presentate dai privati, che in quelle inviate dal Comune. Così com’è arrivato ieri in Regione, il progetto Tor di Valle non può nemmeno essere discusso, altro che approvato. La conferenza dei servizi, vale a dire l’organismo che entro 180 giorni deve prendere una decisione sul nuovo stadio della Roma, «allo stato non può neanche essere convocata», facevano sapere ieri dalla Pisana. Il motivo? Nei documenti inviati ieri mattina dal Campidoglio, al termine del check preventivo sulle carte consegnate dai privati con oltre un anno di ritardo, mancava «il parere di conformità». Secondo il Comune invece «ogni parere nel merito verrà espresso proprio in sede di Conferenza dei servizi».
LA RELAZIONE CHIAVE – Insomma, attorno al progetto Tor di Valle sembra accendersi il primo, vero, scontro tra la giunta di Nicola Zingaretti e quella di Virginia Raggi. Tutto ruota, come detto, attorno al parere del Comune. Non si tratta di una relazione da poco. Anzi. È un atto decisivo, perché è quello con cui Roma Capitale deve attestare se è decaduta o meno la «pubblica utilità» dell’opera, approvata a maggioranza dal Consiglio comunale nel dicembre 2014. Una cosa è certa: di modifiche, rispetto al piano presentato all’ex sindaco Marino nel giugno 2015, ce ne sono state parecchie. Va quindi capito se i privati, che secondo alcune stime da questa operazione calcistico-immobiliare otterrebbero profitti fino a 800 milioni di euro, hanno rispettato tutte le prescrizioni pattuite con il Campidoglio oppure no. Quel parere però, nei faldoni spediti ieri da Palazzo Senatorio, non c’era. Di più: le valutazioni espresse singolarmente dai vari Dipartimenti comunali hanno fatto emergere diverse carenze negli elaborati. Evidenziando problemi molto concreti, soprattutto sul versante della mobilità: dai flussi veicolari del traffico privato per raggiungere la zona dello stadio, alle aree per i parcheggi (considerate ancora insufficienti), ai collegamenti con la Via del Mare. Altre pesanti criticità erano state rilevate dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, che ha puntato il dito sulla «sproporzione» delle cubature previste nello studio di fattibilità: appena il 14% dei metri cubi sarebbe destinato allo stadio vero e proprio, mentre il restante 86% andrebbe a negozi, ristoranti, alberghi e uffici: tre grattacieli alti fino a 220 metri più altri 15 edifici commerciali.
Ecco perché, secondo i tecnici della Pisana, è necessario un documento del Campidoglio per capire se, tenendo conto delle carenze indicate dai tecnici comunali e delle modifiche apportate dai proponenti, la pubblica utilità del progetto c’è ancora. Altrimenti la Conferenza dei servizi non può neanche partire. In settimana potrebbero essere richieste al Comune delle integrazioni. A norma di legge, la Regione ha cinque giorni per esaminare i dettagli dei documenti ricevuti.
BOTTA E RISPOSTA – Il Campidoglio però ieri ha fatto capire che, almeno a stretto giro, non verranno spedite altre valutazioni: il parere di conformità «verrà espresso nella conferenza». Subito è arrivata la controreplica (informale) della Regione: senza quel documento, l’organismo non verrà convocato. Secondo gli uffici di via Cristoforo Colombo, «a termini di legge il parere di conformità è propedeutico all’apertura della conferenza», che dura sei mesi. Ancora il Campidoglio: «La Regione vuole bloccare l’iter? Il parere di conformità non è vincolante». Di nuovo dagli uffici della Regione: «Il parere è vincolante eccome, lo prevede la legge». Nel frattempo il progetto Tor di Valle resta nel pantano. Tutto fermo. Il count-down dei 180 giorni non parte. Senza considerare poi che servirebbe una variante al Piano regolatore di Roma. E ad approvarla dovrebbe essere il M5s, da sempre contrario a questa operazione.
(Il Messaggero – L. De Cicco)
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