Nelle stesse ore in cui Virginia Raggi, giovedì pomeriggio, riuniva la giunta comunale per votare le modifiche al progetto Tor di Valle, i tecnici del Campidoglio esprimevano, per la seconda volta in meno di due mesi, il loro «no» all’operazione calcistico immobiliare legata al nuovo stadio della Roma. Una lettera, elaborata dal Dipartimento Urbanistica, che ieri è stata consegnata alla Regione Lazio in attesa della conferenza dei servizi del prossimo 5 aprile e che, di fatto, potrebbe trasformarsi in un requiem per l’iter avviato nel 2014 dall’ex sindaco Marino.
LA SPACCATURA Il documento stilato giovedì dai tecnici capitolini mette in luce un corto circuito, di fatto, tra gli organi politici che governano Palazzo Senatorio e gli uffici amministrativi. Che, a un mese dall’accordo tra la giunta M5S e i proponenti, continuano ad avere dubbi sulla sostenibilità di un’operazione già bocciata dall’Istituto nazionale di Urbanistica e finita nel mirino di tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese. Già il primo febbraio gli uffici del Comune avevano depositato in conferenza dei servizi un «parere unico» in cui si esprimeva il «dissenso» al progetto sognato da James Pallotta e dal costruttore Luca Parnasi. Evidenziando una serie di falle sul piano per i trasporti, sulla sicurezza, sul rischio inondazioni. Dopo tre settimane – e una trattativa serrata – il Campidoglio a trazione grillina strinse la mano ai privati, ottenendo il dimezzamento delle volumetrie per l’«Ecomostro» di uffici e negozi, che nel progetto originario rappresentavano l’86% dei metri cubi, e cedendo sulla realizzazione di alcune opere pubbliche. Ecco perché due giorni fa la giunta M5S ha votato le nuove linee guida sul progetto. Nel frattempo, il 23 marzo, i privati hanno spedito ai tecnici dell’Urbanistica una serie di integrazioni «per superare le criticità indicate nel parere», si legge nel documento inviato ieri in Regione. Ma anche dopo avere ricevuto questi chiarimenti dalla Eurnova di Parnasi, scrive il rappresentante di Roma Capitale nell’atto, «non si possono ritenere completamente soddisfatte le condizioni per superare il dissenso di cui al Parere unico di Roma Capitale». Ecco perché il prossimo 5 aprile la Conferenza dei servizi potrebbe chiudersi definitivamente con una bocciatura del progetto e l’iter a quel punto, per far sopravvivere l’operazione, dovrebbe ricominciare da capo. Con una nuova conferenza. Appena si è diffusa la notizia di una nuova bocciatura amministrativa, sia dal M5S che dai proponenti, informalmente, viene fatto trapelare che si tratta di un parere riferito «al vecchio progetto» e che non verrebbe toccato, di conseguenza, l’accordo del 24 febbraio. In realtà anche nella maggioranza pentastellata c’è chi è convinto che il secondo «no» dei tecnici dell’Urbanistica (che contiene le considerazioni espresse anche dai funzionari della Mobilità, dell’Ambiente, dello Sviluppo economico e dei Lavori pubblici) getti più di un’ombra sulla versione-bis del progetto Tor di Valle. Soprattutto sul fronte delle infrastrutture.
I TAGLI Perché la nuova delibera approvata l’altro ieri dalla giunta ha ristretto non poco le opere pubbliche a carico dei privati. Certo, è stato confermato il dimezzamento delle cubature per il cosiddetto “Business park”, «attraverso l’eliminazione delle previste torri». Ma non viene indicato il numero di treni che verranno acquistati per potenziare la malandata ferrovia Roma-Lido (all’inizio ne erano previsti 15, ma dopo l’accordo dovrebbero essere appena 2); è sparito anche il nuovo ponte carrabile sul Tevere, che avrebbe dovuto affiancare il Ponte dei Congressi. E nella delibera non ci sarebbe traccia neanche dell’allargamento della stazione di Tor di Valle. Insomma, considerato che gli esperti comunali avevano rilevato pesanti criticità già nel vecchio progetto, con il taglio delle opere pubbliche incluso nell’accordo del 24 febbraio il percorso verso il nuovo stadio potrebbe avere diversi ostacoli in più.
(Il Messaggero – L. De Cicco)
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