All’appello manca un ponte. Che balla e rimane fantasma. Due le ipotesi: quello dei Congressi o quello sul Tevere. Nel dubbio «nell’elaborato» presentato in Campidoglio dai proponenti dello stadio di Tor di Valle non c’è né l’uno né l’altro. «Progetto work in progress», lo chiama la sindaca Virginia Raggi per spiegare che alla fine è stato deciso di non presentare un nuovo progetto tout court dell’operazione calcistica-immobiliare, ma delle «integrazioni» a quello originario che tengano conto dell’accordo che ha dimezzato le cubature ed «eliminato le tre torri», come spiega Luca Montuori assessore all’Urbanistica, sostituite da diciotto palazzine. Dunque, tra le opere pubbliche presentate ci sono «il potenziamento della ferrovia Roma-Lido, l’unificazione della Via Ostiense-Via del Mare dal Grande Raccordo Anulare a viale Marconi e l’intervento sul Fosso di Vallerano per superare il rischio idrogeologico». Ma è scomparso appunto il ponte. «Su questa infrastruttura stiamo facendo una valutazione tra le due ipotesi», ammettono dal Comune. Anche se la scelta è dirimente: il ponte dei Congressi è co-finanziato dal Comune e dal Governo, e al momento l’iter è bloccato. Il ponte sul Tevere sarebbe invece a carico dei proponenti. Differenze non da poco anche perché tutto ruota intorno alla delibera sul pubblico interesse. «Entro il 15 maggio approveremo in giunta una memoria che servirà per costruire la nuova delibera integrativa da sottoporre all’Assemblea capitolina», dice ancora l’assessore Montuori. «Sempre nel provvedimento sarà esplicitato il termine entro cui gli uffici dovranno elaborare la nuova delibera. La deadline è fissata al 30 giugno», continua l’assessore.
L’ITER – Ma è proprio sui tempi del percorso amministrativo che ci sono diversi dubbi. La conferenza dei servizi attivata in Regione si è chiusa con il parere negativo, perché riferita al vecchio progetto. In piedi, però, rimane ancora, tecnicamente, il procedimento. Se il Comune vuole agganciarsi a questo treno deve presentare la nuova delibera sul pubblico interesse, approvata dall’Aula, entro il 15 giugno. Altrimenti anche il procedimento sarà chiuso e si perderanno ulteriori passaggi preliminari con la prospettiva di riaprire tutto daccapo. Il Campidoglio non vorrebbe perdere questa finestra, i proponenti forse sì. Anche perché la nuova norma «sblocca Tor di Valle» contenuta nella manovrina permette di accelerare i passaggi della conferenza dei servizi, il cui via libera equivale alla variante al Piano regolatore che sarebbe dovuta passare di nuovo all’aula (così invece ci sarà una semplice ratifica del verbale). Un aiuto non da poco. La seconda mano del Governo, sponda dem, all’ecomostro decurtato riguarda la possibilità di «costruire immobili con destinazioni d’uso diverse da quella sportiva, complementari e/o funzionali al finanziamento e alla fruibilità dell’impianto». Quindi non per forza negozi, ma anche appartamenti. Ipotesi che però il Comune nega. Su tutta l’operazione incombe, infine, il vincolo del Mibact sull’ippodromo. Se venisse confermato, si fa largo l’idea di lasciare la tribuna di Lafuente per costruirvi intorno lo stadio.
(Il Messaggero – S. Canettieri)
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