Le ipotesi sono due: annullare la delibera o rimodularla. La prima bloccherebbe l’iter dello stadio di Tor di Valle in conferenza dei servizi, la seconda permetterebbe, entro certi limiti di correggerla in corsa, senza stoppare il processo. Il caso ormai è uscito fuori dal consiglio comunale e da quello regionale. Su questa materia si eserciterà direttamente Beppe Grillo, atteso a Roma lunedì per parlare con la fronda dei consiglieri che in queste ore sta spingendo, forte dell’assist della deputata Roberta Lombardi, per annullare la «132». La trattativa è complicata: i pareri legali che si affastellano (tre quelli dell’Avvocatura, più un altro dello studio Imposimato) fortificano le convinzioni ideologiche della maggioranza e della base. E adesso si aggiunge l’altolà del Mibact che sancisce: stadio e grattacieli a Tor di Valle non si possono fare. L’iter è complicato. Daniele Frongia, assessore allo Sport e mente politica del Campidoglio, spiega: «Una certezza ce l’abbiamo: la delibera di Marino che è molto precisa certamente non verrà portata avanti così com’è». Fin qui le voci in chiaro, cioè quelle ufficiali. Poi c’è dell’altro. E la conferma di un piano che prende sostanza. «Ci siamo, lunedì in giunta inizierà il percorso per annullare la delibera 132, quella con cui l’amministrazione Marino riconobbe la pubblica utilità al mega progetto di Tor di Valle», rivela un esponente di spicco del Movimento 5 Stelle. I consiglieri comunali sono ormai in maggioranza schierati a favore della linea del rigore, che significa fermare l’iter di un intervento che va oltre alle cubature previste dal piano regolatore (300 mila). Ma è tutto deciso? No. C’è una variabile che non è proprio secondaria, anzi. Si chiama Beppe Grillo. E’ atteso per lunedì e parlerà con la sindaca e i consiglieri comunali e regionali. Se il grande capo dirà che il sentiero da seguire è un altro, il vento cambierà. Ma allora come uscirà da questo pantano la giunta Raggi e il Movimento 5 Stelle? Ci sono due ipotesi opposte.
LE STRADE – La prima parte dal presupposto che Grillo richiami tutti all’ordine e, in linea con quello che è parso essere l’orientamento di Fraccaro e Buonafede, i due parlamentari che affiancano la Raggi, inviti a trovare un compromesso con Pallotta e Parnasi. Per placare la base, verrà dato un contentino: come concordato nell’incontro dei giorni scorsi con la Roma, saranno tagliate del 30 per cento le cubature. Problema: secondo l’avvocato Lanzalone (arrivato da Genova come consulente della giunta Raggi) questa operazione è praticabile anche senza chiudere la conferenza dei servizi, dunque in tempi relativamente rapidi. Al contrario, secondo un parere di qualche settimana fa dell’Avvocatura del Comune, del legale del gruppo M5S regionale, ma anche secondo l’assessorato all’Urbanistica della Regione, questo non si può fare: se si apportano delle modifiche sostanziali, il consiglio comunale deve votare un nuovo progetto. In pratica, si torna alla casella del via.
LE POSIZIONI – Ma che ci sia una parte del Movimento che vuole l’intesa su Tor di Valle è confermato dalle parole del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio: «Noi non siamo mai stati favorevoli al progetto iniziale, ma ci sono delle trattative per vedere se si possono mettere insieme i nostri valori e la possibilità di portare a termine il progetto». Se invece Grillo non modificherà la linea ormai dominante in Campidoglio, allora la giunta voterà un provvedimento di annullamento della delibera, che dovrà passare anche in consiglio comunale. Questo comporterà la bocciatura del progetto nella conferenza dei servizi regionali. I proponenti potrebbero chiedere un risarcimento delle spese sostenute, ma secondo alcuni pareri legali, a partire da quello dell’avvocato Canali, i consiglieri comunali non rischiano nulla.
(Il Messaggero – S. Canettieri/M. Evangelisti)
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