Nel 2014, il 22 dicembre, con la delibera 132 dell’Assemblea Capitolina condizionammo l’assenso all’operazione immobiliare proposta dal privato imponendogli delle opere di interesse generale: il potenziamento del trasporto pubblico su ferro a servizio dell’area di Tor di Valle e della città con 16 treni nelle fasce di punta e un nuovo ponte pedonale verso la stazione FL1 di Magliana (58 milioni), l’adeguamento di Via Ostiense/Via del Mare (38,6 milioni), il collegamento con la Roma-Fiumicino attraverso un ponte sul Tevere (93,7 milioni) e degli interventi di mitigazione del rischio idraulico e di messa in sicurezza (10 milioni). Il totale delle opere di interesse generale ammonta a 200 milioni, più 120 per le strade interne, i parcheggi pubblici e l’area dello stadio. I 200 milioni del costo delle opere esterne sono pari al 100% della rendita che il privato ottiene dalla realizzazione dei grattacieli. Si tratta di una cattura della rendita del privato a vantaggio della collettività che rappresenta un cambio di rotta decisivo del rapporto pubblico privato nella trasformazione urbana. Per questo ogni riduzione della cubatura consiste nella cancellazione di un’opera pubblica e quindi in un danno alla città. Quindi la partita andava sottratta alle tifoserie, ma ancora più ai finti paladini della lotta contro speculatori e interessi dei palazzinari. I tifosi vogliono lo stadio, la Raggi non vuole perdere la faccia e tutto avviene sulla pelle della città. Mi appello alla sindaca: se vuole portare avanti l’intervento di Tor di Valle lo faccia alla luce del sole tenendo dritta la barra del pubblico interesse. Altrimenti, se contraria, lo dica dove si definiscono le regole, nell’Aula Giulio Cesare. Lì, con la sua maggioranza, il M5S deve ridefinire le condizioni del pubblico interesse. Avviare negoziati fuori da questo percorso è al limite dell’illecito.

(Corriere della Sera – G. Caudo)



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