«Se lo stadio nascerà con le caratteristiche concordate l’altra sera tra amministrazione e privati, allora nascerà un insieme di opere utili non solo alla squadra e al pubblico dei tifosi ma a tutta la città». Di “ecomostro” non ha mai voluto parlare, nemmeno quando i metri cubi di costruzione previsti a Tor di Valle erano quasi un milione. Oggi, Roberto Della Seta, ecologista, ex presidente di Legambiente ed ex senatore del Pd, di una cosa sola è insoddisfatto: «Mi pare che la principale caratteristica del nuovo progetto è che non ci saranno le tre torri progettate da Daniel Libeskind».

Dispiaciuto?
«Sì. E lo dico da ambientalista. Penso che i grattacieli siano un simbolo di una città ecologica, perché a parità di cubature occupano meno suolo. E poi, essendo concentrati, favoriscono l’efficienza energetica e un modo migliore di organizzare lo spazio urbano, specie in una città che, nei decenni, ha avuto uno sviluppo orizzontale e disordinato».

Niente grattacieli significa, però, anche meno opere pubbliche. Si poteva fare di più?
«L’importante, per me, è che siano rimasti gli aspetti decisivi sottolineati dalla sindaca. E il primo è che tutto quello che si realizzerà a Tor di Valle avrà certificazioni “Leed Gold” che in tutto il mondo contraddistingue i grandi insediamenti realizzati secondo standard di eccellenza sull’uso dei materiali ecocompatibili e dell’efficienza energetica».

Basterà per agevolare la viabilità in un quadrante della città già ora congestionato?
«Questa infrastruttura è pensata per essere collegata alla città grazie al trasporto su ferro. Anziché la metro si è preferito puntare sulla ferrovia Roma-Lido che attualmente è nota per la sua inefficienza e, invece, ha finalmente l’occasione di essere radicalmente trasformata. E questo grazie anche a quanto fatto inserire in delibera dall’allora sindaco Ignazio Marino che volle mettere per iscritto che il 50% dei tifosi dovesse raggiungere lo stadio via treno».

La delibera originaria, però, dovrà essere riscritta alla luce delle novità. Teme sorprese?
«Mi auguro di no. Sarebbe un segno di novità poter avere un impianto di questo tipo. In Italia gli stadi raggiungibili su ferro sono pochi. Forse giusto San Siro».

In tanti lamentano l’assenza nel nuovo progetto del ponte di collegamento con la Roma-Fiumicino. Non c’è il rischio, così, di creare problemi alla viabilità?
«Un ponte è già previsto in quel quadrante: bisognerà controllarne i tempi di costruzione. L’intervento indispensabile resta quello sulla via Ostiense e sulla via del Mare che, a prescindere dallo stadio, sono un’arteria pericolosa e mal ridotta. La priorità, per me, resta mettere in sicurezza il collegamento viario. Anche se mi auguro che i tifosi prediligano il trasporto su ferro».

Soddisfatto, insomma?
«Mi sembra un passo avanti. Si è trovato un punto di incontro tra interessi privati e quelli dell’amministrazione. E non dimentichiamo che alla città resterà anche un parco fluviale, il secondo o terzo spazio verde all’interno del Raccordo. Mi sembra un segno di qualità urbanistica che per Roma è una novità».

(La Repubblica – M. Favale)



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