Due municipi in rivolta contro lo stadio della Roma, un terzo che rischia di mettersi in coda. La querelle sull’impianto spacca il Movimento Cinque Stelle, con scosse che si ripercuotono fino al Campidoglio: dall’Eur alla Magliana-Portuense, fino a Ostia, l’ennesima indagine aperta sull’iter procedurale ha rotto i fragili equilibri delle maggioranze locali, tra carenze di partecipazione e trasparenza. A partire dal IX Municipio, quello che fisicamente ospiterà a Tor di Valle il Business Park e che ha fatto un passo indietro a dir poco radicale sul progetto.
Con il pressing del M5S capitolino (Marcello De Vito in testa) e le visite segrete della stessa Virginia Raggi, nel giugno 2017 il gruppo stellato dell’Eur fu «scortato» verso un parere positivo sulla delibera di interesse pubblico dello stadio. Ma qualche giorno fa, la marcia indietro con il pentimento dei grillini: il Consiglio comunale ha infatti approvato la delibera Grancio-Fassina, ovvero gomma da cancellare sulla scelta di due anni fa. Se all’Eur la delibera è stata esaminata con molta velocità, al Portuense (XI Municipio) nemmeno l’hanno letta.
E tantomeno votato per l’altra zona coinvolta dallo #stadiofattobene (lo slogan della sindaca, poi adottato dal M5S romano). I grillini dissidenti volevano portare in consiglio la Grancio-Fassina e dire “no” allo stadio, ma il 9 aprile scorso la giunta Torelli, senza più maggioranza, è caduta. Poi c’è anche Ostia (X Municipio), territorio interessato dai problemi di mobilità legati all’impianto, tra strade già intasate dal traffico e ferrovia Roma-Lido da Terzo mondo.
(Corriere della Sera – V. Costantini)
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