Stadio della Roma

Due vincoli: questo il motivo addotto dal Campidoglio come ragione tecnica per procedere alla modifica del pubblico interesse sul progetto dello Stadio della Roma. E un piccolo giallo: una doppia versione della delibera che, per una parte del pomeriggio, circola fra gli addetti ai lavori. Andiamo per ordine.

LA NUOVA DELIBERA DI INDIRIZZO – Giovedì pomeriggio la Giunta capitolina vara la delibera di indirizzo che dà al Dipartimento Urbanistica mandato di rivedere il pubblico interesse sul progetto Stadio di Tor di Valle. In dieci pagine, la Giunta Raggi, dopo aver ripercorso l’iter di formazione della vecchia delibera riportandone anche i punti principali sui quali era stato ancorato il pubblico interesse, e tutto l’andamento della Conferenza di Servizi in Regione, entra nel vivo delle vicende delle ultime settimane.

TROPPO POCO TEMPO – “Il ristretto tempo decorrente dalla presentazione dello schema di convenzione (trasmesso dai proponenti alla Regione il 20 gennaio)…non ha permesso al Comune di svolgere una compiuta istruttoria» ed è per questo che il Comune chiede la «sospensione di 30 giorni”. Sospensione che la Regione accorda il 30 gennaio. Il giorno dopo, la sorpresa del parere negativo. Iniziano le ultime settimane di incontri che terminano con l’accordo della sera del 24 febbraio fra la Raggi, il direttore generale della Roma, Mauro Baldissoni, e il costruttore Luca Parnasi.

TRE ELEMENTI PER CAMBIARE IL PUBBLICO INTERESSE – Ecco, allora come la Giunta Raggi motiva la nuova delibera: primo, il vincolo idrogeologico; secondo,il vincolo architettonico il cui iter di apposizione è stato avviato dalla soprintendente, Margherita Eichberg. Terzo: a marzo 2016 il Comune e il Ministero dei Trasporti sottoscrivono «la convenzione»per realizzare il Ponte dei Congressi. Tre elementi che, per la Giunta Raggi, «hanno cambiato il contesto urbanistico-infrastrutturale di riferimento rispetto a quello» deliberato sotto Marino. Ovviamente, poi, ma solo al quarto punto, c’è la volontà politica e cioè “il mutato quadro delle esigenze espresse nelle linee programmatiche per il governo di Roma”, cioè il programma Raggi, “impone di procedere alla revisione» della delibera Marino «nel senso di una riduzione sostanziale” delle cubature.

IL NUOVO PUBBLICO INTERESSE – La “modifica della delibera Marino dovrà tener conto delle limitazioni alla trasformabilità del territorio imposte dai vincoli” e dovrà raggiungere alcuni obiettivi. Il primo: tagliare le cubature («eliminazione delle torri») “anche con la possibilità di vincolare” le somme dovute come “costo di costruzione alla copertura del costo di alcune delle previste opere di interesse pubblico”. Secondo: accessibilità su ferro facendo riferimento alla Roma-Lido di proprietà della Regione (con l’assessore Montuori che su Facebook reinserisce la stazione di Tor di Valle non presente in delibera) e alla ferrovia Orte-Fiumicino aeroporto. Poi la via del Mare/Ostiense unificata tutta da Marconi al Raccordo così da “raggiungere anche il previsto ponte dei congressi”.

IL GIALLO DEI 90 GIORNI PER FARE LA DELIBERA – E arriviamo al piccolo giallo. La delibera ufficiale protocollata assegna «90 giorni di tempo» al Dipartimento Urbanistica per scrivere il nuovo testo. Ma in una versione circolata ieri dal Campidoglio questo termine era scomparso. In Comune sono ottimisti: pensano di votare in Aula entro il 1 giugno. E anche lato Roma filtra un po’ di residuo ottimismo: che questa delibera di indirizzo possa essere sufficiente a interrompere i lavori della Conferenza. Anche se in Regione non ci si sbilancia, il clima non è certo dei più favorevoli.

(Il Tempo – F. Magliaro)



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