Su Tor di Valle è scontro aperto sulle infrastrutture, con la Regione che vuole vederci chiaro sul nuovo progetto: niente metropolitana, ponte sul Tevere e svincolo della Roma-Fiumicino rinviati alla realizzazione «in un secondo momento». Con il solo ampliamento della via del Mare, l’accesso al nuovo complesso rischia di diventare un imbuto, compromettendo l’intera operazione. Insomma, il taglio delle opere pubbliche – che i costruttori hanno legato indissolubilmente alla riduzione delle cubature previste nel progetto dell’Ecomostro annesso al nuovo stadio della Roma – rischia di diventare un boomerang per l’intera operazione, aprendo uno scontro tra Campidoglio e Regione che andrebbe inevitabilmente a complicare (e allungare) l’iter amministrativo.
I COLLEGAMENTI – D’altronde, fanno notare alcuni tecnici impegnati nella conferenza dei servizi, il parere negativo del Comune sul progetto (attualmente ancora valido) è legato proprio alle carenze nel sistema della mobilità. Che, con il taglio alle infrastrutture previsto nell’accordo di venerdì sera a Palazzo Senatorio, sono destinate ad aggravarsi. «Mentre è stato detto chiaramente che le attuali cubature saranno ridotte in modo significativo, non si conoscono ad oggi le opere e le infrastrutture per garantire la mobilità, il miglioramento dell’ambiente e della qualità urbana – sottolinea l’assessore regionale alla mobilità, Michele Civita – Su tutto ciò la Regione eserciterà il ruolo e la funzione di sua competenza».
IL CALENDARIO – Non si tratta di dettagli: sul nodo infrastrutture si giocano anche i tempi per la realizzazione dello stadio perché, se dovessero decadere le opere pubbliche previste dalla prima delibera comunale, la conferenza dei servizi non potrà dar seguito ai lavori e il progetto dovrà ripartire dal via. E mentre il rafforzamento del servizio di trasporto su ferro si limiterà alla semplice ristrutturazione della stazione Tor di Valle della ferrovia Roma-Lido, «anche in macchina rimarrà quasi impossibile raggiungere l’area perché l’accordo sembra portare al taglio del ponte di collegamento con l’autostrada», sostiene Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente.
LA DELIBERA – Inevitabile, quindi, che tutto torni in aula Giulio Cesare: «Ricordo che l’attuale conferenza dei servizi è incardinata, come prevede la legge, sulla delibera approvata dal consiglio comunale che ha riconosciuto il pubblico interesse al progetto presentato nel 2014 – spiega Civita – Quindi, se il progetto cambia, bisognerà richiedere una nuova valutazione tecnica e un nuovo pronunciamento da parte del consiglio comunale di Roma sul pubblico interesse». Per ora, i proponenti sono intenzionati a chiedere una nuova proroga dei termini della conferenza dei servizi, che attualmente dovrebbe chiudersi il 3 marzo: ma si andrà avanti per altri tre o quattro mesi, prima che si possa abbozzare un nuovo progetto. Il quale, peraltro, dovrebbe ripassare dall’assemblea capitolina e da una nuova conferenza dei servizi, con uno slittamento dei tempi al momento non quantificabile. Da domani gli uffici capitolini, a ogni buon conto, cominceranno a lavorare sul nuovo provvedimento per il riconoscimento della pubblica utilità, che di fatto dovrebbe sostituire la delibera 132, ovvero quella varata dall’amministrazione di Ignazio Marino a dicembre del 2014, con l’approvazione dell’assemblea capitolina e i voti contrari dei quattro consiglieri M5S, tra cui Virginia Raggi. La nuova delibera assorbirebbe anche la variante al Piano regolatore necessaria per autorizzare i circa 150 mila metri cubi in più, rispetto ai 350 mila previsti del Prg vigente.
L’AREA – La Regione, nel frattempo, si dovrà esprimere soprattutto sulle opere in materia di viabilità e tutela del territorio, in particolare sulla messa in sicurezza idrogeologica della zona. Non bisogna dimenticare poi la procedura di vincolo avviata dalla soprintendente alle Belle Arti Margherita Eichberg sull’Ippodromo di Tor di Valle. L’iter dura 120 giorni, i proponenti del progetto ne hanno 80 per presentare le proprie osservazioni: alla fine, sull’eventuale apposizione del vincolo dovrà esprimersi il ministero dei Beni culturali, che potrebbe anche dettare una serie di prescrizioni obbligatorie a tutela dell’area. La deadline perché il vincolo diventi effettivo è fissata al 6 giugno. Ma la parola fine sulla vicenda Tor di Valle potrebbe essere molto più lontana.
(Il Messaggero – F. Rossi)
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