(Il Tempo – F. Magliaro) Il deposito del ricorso del Codacons contro lo Stadio della Roma è avvenuto lo scorso 27 marzo. A distanza di un mese esatto – metà del tempo concesso – tre su quattro delle Amministrazioni chiamate in causa hanno già presentato la loro costituzione in giudizio. E, pochi giorni fa, anche la Eurnova, la società del costruttore Luca Parnasi capofila del progetto Stadio, ha presentato la propria memoria difensiva. Due pagine, a firma di uno dei più noti studi legali di diritto societario e amministrativo della Capitale, quello dell’avvocato Giovanni Valeri (in pool con gli avvocati Valerio Valeri e Alfredo Stoppa) in cui la Eurnova chiede da subito «il rigetto del ricorso» del Codacons «perché manifestamente inammissibile in rito e infondato nel merito». Al momento, nessuno – né il Codacons né tanto meno Comune, Città Metropolitana, Regione, Stato e Eurnova – hanno richiesto l’urgenza della trattazione del ricorso che, quindi, potrebbe rimanere in sonno anche per tre o quattro anni. La scadenza dei termini della «perenzione» (una sorta di prescrizione del diritto amministrativo, con regole un po’ particolari) è al 27 marzo 2023: per quell’epoca, se nel frattempo non fosse intervenuto il Tribunale con una sentenza sul ricorso, lo Stadio di Tor di Valle sarà completato e attivo, probabilmente da almeno una stagione calcistica.



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