Stadio della Roma

(Il Messaggero – L. De Cicco) Una lista di 46 soggetti tra imprese, demanio statale e privati cittadini – ma in 18 casi si tratta di persone decedute… – a cui il Campidoglio fa sapere di voler espropriare terreni e proprietà per mandare avanti il progetto Tor di Valle. Anche se l’operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma, al momento, rimane nel limbo di una conferenza dei servizi bloccata per le tante falle progettuali presenti negli elaborati consegnati dai privati. C’è il nodo dei fondi per i trasporti, ampiamente insufficienti per far arrivare metà dei tifosi all’impianto sportivo con i mezzi pubblici, come ha prescritto il Comune; oppure il caos dei nuovi ponti da costruire per evitare che questa zona di Roma, già iper-congestionata sul versante traffico, vada definitivamente in tilt. Al momento il Ponte di Traiano, che nella prima versione del progetto era interamente a carico dei proponenti, è senza coperture economiche. Il Ponte dei Congressi, pagato con i soldi pubblici del Cipe, ha un iter di approvazione ancora con tante incognite e non è detto che venga costruito. Tradotto: la viabilità rischia di impazzire. È scontato quindi che, così, lo stadio non possa aprire, anche perché lì vicino i privati vorrebbero tirare sù mezzo milione di metri cubi di cemento, in violazione del Piano regolatore generale. Un «Ecomostro» di uffici privati, alberghi, negozi e ristoranti.

I PROBLEMI – Sono nodi che dovrà sciogliere la conferenza dei servizi, che però ancora non è stata riconvocata anche se si è riunita l’ultima volta il 29 settembre, un mese e mezzo fa. Il Dipartimento Urbanistica del Campidoglio nel frattempo ha deciso di avviare la procedura per gli espropri. Si tratta di terreni da confiscare per costruire le opere di «pubblica utilità interessate dalla realizzazione del Progetto Nuovo Stadio in località Tor di Valle», si legge nell’avviso del Comune. Un documento simile era stato pubblicato a ottobre del 2016, con un elenco delle aree da espropriare. Poi però, a febbraio, il progetto è stato modificato per l’ennesima volta, e dopo l’accordo tra la giunta M5S e i privati, gli elaborati sono cambiati ancora. «La variazione del progetto – c’è scritto nel documento dell’Urbanistica comunale – interessa alcune particelle catastali», ecco perché è stato sfornato un nuovo avviso. Nell’elenco dei terreni da confiscare c’è un po’ di tutto: aree del Demanio statale, dell’Anas, di società private e di semplici cittadini, come gli eredi dell’ex presidente giallorosso Francesco Marini-Dettina, numero uno della Roma dal 1962 al 1965.

AZIONI LEGALI – C’è chi valuta il ricorso, considerato che la procedura di esproprio è stata avviata quando il progetto non è ancora stato approvato, e chi invece si è già mosso con un’azione legale. Come la società Cogemi, proprietaria di alcuni terreni, che si è rivolta al Tar sostenendo che col progetto sarà impressa una destinazione urbanistica da cui uscirebbe danneggiata e lamentando di non essere stata contattata per partecipare al procedimento. Il caso deve ancora essere valutato nel merito dai magistrati amministrativi, che per il momento hanno negato la sospensione della delibera con cui l’Assemblea capitolina, il 14 giugno scorso, ha approvato a maggioranza l’interesse pubblico del progetto.



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