«Prima la salute. Nella vita ci sono priorità assolute e relative». Cristina Grancio, architetta, è appena uscita dal Campidoglio e commenta così la sospensione che le ha comminato il Movimento 5 Stelle.
Insomma, consigliera… prendiamola con filosofia.
«La politica è una grande scuola di vita. Ti insegna sempre qualcosa. Oggi questo, domani chissà. Io non sono in disaccordo politico con il M5S. E non sono nemmeno generalmente contraria allo stadio. Il fatto di non aver avuto la possibilità di parlare in commissione però ha pesato».
Il capogruppo Ferrara ha spiegato che «Grancio che non sa cosa dice». Che ne pensa?
«Non l’ho sentito. Magari si è espresso male. È una frase estemporanea. Potrebbe significare tutto e niente».
Si sta lasciando uno spiraglio per rientrare nel gruppo M5S?
«Non ne sono uscita. Non dipende da me, io sono qua. Non ho ancora parlato con la sindaca, con De Vito o con Ferrara. Per favore, non parliamo già di gruppo misto».
Va bene, torniamo sullo stadio. Cosa avrebbe voluto sapere?
«Ho espresso dei dubbi di carattere giuridico. Non capisco che fretta ci sia. La scadenza del 15 giugno vale solo per il proponente. È il privato che deve fornire le sue osservazioni entro quella data, non l’amministrazione. Serve tempo per valutare».
Tempo che il M5S non sembra avere, la maggioranza pare voler accelerare a tutti i costi sullo stadio.
«Come M5S abbiamo sempre criticato l’urbanistica contrattata. In questo caso, invece la maggioranza ha reputato che il pacchetto di misure per modificare il primo progettoandasse bene. Ma a mio parere ci sono comunque delle questioni da sottoporre all’avvocatura: la proprietà dei terreni, il vincolo della Soprintendenza sull’Ippodromo. Perché non si può aspettare una settimana? E se la tutela venisse confermata?».
Da Berdini alla sua sospensione, lo stadio continua a fare vittime. Le colleghe che a febbraio votarono contro?
«Degli altri non parlo. Io volevo soltanto approfondire in commissione prima del voto in aula».
(La Repubblica – L. D’Albergo)
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