(Corriere della Sera) La Procura indaga sul passaggio dei terreni dell’ippodromo di Tor di Valle, dove è prevista la costruzione dello stadio della Roma, dalla società Sais della famiglia Papalia all’Eurnova del costruttore Luca Parnasi. L’inchiesta, affidata al pm Mario Dovinola, è stata aperta dopo una denuncia dell’associazione “Tavolo della libertà urbanistica”. L’ipotesi all’esame degli inquirenti, che ancora non hanno formulato reati, è che Parnasi abbia contribuito al dissesto della Sais, che gestiva l’ippodromo ed è fallita il 22 maggio del 2014. A destare i dubbi è la velocità dell’operazione, chiusa in poche ore e senza nemmeno la presentazione di una fideiussione a garanzia dei pagamenti.
Ecco una breve cronistoria. Nell’aprile del 2012 Parnasi e Papalia stabiliscono con un contratto che il trasferimento della proprietà dei terreni dell’ippodromo avverrà il 31 dicembre del 2013 e solo a una condizione: che vi sia il via libera del Comune all’edificabilità nella zona. Ma 14 mesi dopo tutto cambia. Il 25 giugno del 2013, azzerando il contratto siglato in precedenza, l’Eurnova e la Sais concordano l’immediato trasferimento alla prima dei terreni di cui è proprietaria la società di Papalia dietro il pagamento di una cifra dilazionata nel tempo: 42 milioni di euro se ci sarà la stipula della convenzione urbanistica con le istituzioni per la costruzione dello stadio; solo la metà, 21 milioni, qualora la convenzione non veda la luce. Nel contratto non è inserita nessuna fideiussione, nessuna garanzia che la cifra stabilita verrà pagata. Il giorno dopo l’accordo, il 26 giugno del 2013, la Sais deposita una proposta di concordato fallimentare al tribunale civile. Offerta bocciata, tanto che undici mesi dopo c’è il fallimento della società. Il passaggio ha fatto da preludio al rinvio a giudizio di Gaetano e Umberto Papalia per bancarotta fraudolenta. Ma la Sais sarebbe fallita senza il trasferimento dei terreni alla Eurnova? Domanda a cui dovrà rispondere la Procura.
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