Una colata di cemento in un’area a rischio idrogeologico e con evidenti problemi di traffico e mobilità, altro che periferie e sviluppo sostenibile: l’accusa è di Legambiente, che ieri è scesa in campo per elencare i punti oscuri dell’intesa tra la giunta Raggi e la Roma sul nuovo stadio, che dovrebbe sorgere nell’area dell’ippodromo di Tor di valle: qui, tra lastre di eternit abbandonate e strade dissestate, l’associazione ha portato la sua protesta contro un progetto definito, dati alla mano, «una colata di cemento da 350mila metri quadrati». Secondo Legambiente, lo stadio occuperebbe una superficie di 52.500 metri quadrati, il Business Park 281.500 metri quadrati e il “Convivium”, un’area commerciale per locali e negozi, 20mila: come 25 torri di Tor Bella Monaca o cento palazzi di 6 piani. «È un regalo ai costruttori privati – spiega Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio – un progetto pensato per speculare sulla passione sportiva, l’ennesimo quartiere nato dove non dovrebbe e senza il trasporto pubblico necessario». Legambiente non è la sola a indicare i punti oscuri del progetto: il comitato “Difendiamo Tor di valle dal cemento” ricorda che il programma elettorale del M5S prevedeva «la moratoria delle nuove espansioni e il blocco delle edificazioni su aree a rischio idrogeologico». E, secondo Legambiente, quella di Tor di Valle è al massimo rischio alluvione ed esondazioni, anche perché lo stadio sarà costruito a ridosso dell’ansa del Tevere, dove l’acqua scorre meno velocemente. Il comitato ricorda anche che la Raggi aveva dichiarato, prima di salire a palazzo Senatorio, che «lo stadio si farà da un’altra parte, a Tor di Valle c’è speculazione edilizia e non ci sono le condizioni».
Altri tempi, quelli della campagna elettorale. «Erano i tempi in cui si dichiaravano contrari – spiega Roberto Morassut deputato del Pd – poi alcuni hanno cambiato idea senza spiegare con trasparenza quali eventuali modifiche apportare al progetto. L’unico atto che hanno prodotto fino ad ora è un parere contrario». Basta guardarsi intorno per capire i problemi di mobilità indicati da cittadini e ambientalisti: da un lato la via del Mare, dall’altro il trenino Roma-Lido, da anni considerato il peggior collegamento urbano d’Italia: fa fatica a trasportare oltre centomila pendolari al giorno, figurarsi con uno stadio da più di 50mila spettatori. Senza considerare che ormai non si gioca più solo di domenica, ma anche in altri giorni della settimana, di sera. Ma il problema non è solo durante le partite. Secondo Legambiente il nuovo complesso edilizio sarà frequentato tutti i giorni da almeno diecimila persone e la capacità di trasporto del trenino Roma-Lido aumenterà almeno del 10% in più: difficile capire come farà, già oggi i guasti sono frequenti perché molti convogli sono progettati per il trasporto sottoterra e in media su una flotta di 23 treni, ne sono disponibili 15, di cui cinque fuori servizio. Infine, il rischio idrogeologico: tre anni fa le aree intorno a Centro Giano e Ostia Antica si allagarono per le forti piogge e secondo Legambiente lo stadio potrebbe peggiorare la sicurezza di tutta l’area. «È irresponsabile – continua Scacchi – che in tempi dove impariamo a fare i conti con la violenza del clima si spinga un tale diluvio di cemento a pochi metri dal Tevere nell’ultima ansa libera dentro Roma». Intanto salgono i toni della protesta a Tor di valle: «Le dimissioni dell’assessore Berdini – scrivono i cittadini del Comitato di Tor di Valle – sono la conferma che i palazzinari stanno vincendo la battaglia, magari concedendo qualche ritocco alle cubature per non far perdere la faccia al M5S. Chiediamo al sindaco di rispettare gli impegni presi, è la più grossa speculazione edilizia e un vergognoso regalo a finanzieri e palazzinari, un’offesa verso la città».
(La Repubblica – S. Giuffrida)
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