Tifosi del nuovo stadio della Roma, segnatevi queste date. Una, è imminente: 14 settembre. Il presidente della Roma James Pallotta incontra la sindaca Virginia Raggi, presumibilmente anche il suo vice Daniele Frongia, chissà se pure l’assessore all’Urbanistica e Lavori Pubblici Paolo Berdini. All’altra, mancano poco meno di sei mesi, 176 giorni: 5 marzo. Scadono i 180 giorni concessi dalla legge, presumibilmente termina la Conferenza di servizi regionale, il dossier Tor di Valle è pronto a tornare in Comune per la firma della Convenzione urbanistica e la variante al piano regolatore, atti che precederanno, sempre che tutto nel frattempo sia filato liscio, la posa della prima pietra.
CONTO ALLA ROVESCIA – Partiamo da qui, dalla notizia di ieri. Il countdown, direbbe Pallotta, che radio Trigoria vuole concentrato ormai solo su questa partita, è iniziato. Come prescritto dalla legge di Stabilità del 2013, la Regione ha rotto gli indugi e fatto partire i 180 giorni a disposizione della Conferenza di servizi. Il conto alla rovescia è scattato il 6 settembre, quando alla Pisana sono arrivate le ultime integrazioni degli uffici del Comune. Mancava, come una settimana prima, il parere di conformità sulla pubblica utilità dell’opera (che la legge richiede), ma la Regione aveva fatto intendere che non avrebbe aspettato oltre e così è stato. I 180 giorni sono scattati, termineranno il 5 marzo, perciò tra lunedì e martedì saranno inviate le convocazioni per l’apertura della Conferenza, a cui parteciperanno solo i 4 rappresentanti istituzionali (Comune, Città Metropolitana, Regione, Governo) e quelli delle aziende coinvolte.
C’E’ MARGINE – Che comportamento terrà il rappresentante del Comune? Teoricamente, dovrebbe «difendere» quanto deliberato dal Consiglio comunale sotto la gestione Marino, con l’opposizione dei quattro grillini, che oggi governano la città. Dunque? La vera notizia di ieri, almeno politicamente, è la disponibilità della sindaca e dei suoi collaboratori a verificare con Pallotta, già nell’incontro di mercoledì, se ci siano i presupposti per avviare una trattativa sul milione di metri cubi del progetto. Con l’obiettivo, logicamente, di ridurli, almeno di un terzo. È una strada molto impervia, perché i proponenti, che devono mantenere l’equilibrio finanziario dell’operazione, in cambio potrebbero chiedere una sforbiciata delle opere pubbliche che il dossier indica a loro carico. Ma a quel punto, che ne sarebbe della pubblica utilità dell’opera votata due anni fa? La sindaca sta riflettendo, bocciare pure lo stadio della Roma, dopo la candidatura olimpica, è troppo pesante anche per lei. Non è un caso che Pallotta abbia ottenuto subito un incontro, mentre Malagò ancora aspetta.
(Gazzetta dello Sport – A. Catapano)
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