A sentire i toni delle dichiarazioni ufficiali dopo la riunione tra il Comune e la Roma sembrerebbe che le nubi sul futuro Stadio della società capitolina siano già dissolte. Ma non è esattamente così, le tensioni rimangono e così le differenze profonde sul possibile punto d’accordo. Solo che sono soprattutto all’interno della giunta comunale. Al termine della riunione infatti il vicesindaco Luca Bergamo, che in assenza di Virginia Raggi ha presieduto l’incontro, ha sparso ottimismo: «Non siamo l’amministrazione del no, vogliamo solo fare le cose fatte bene. E stata una riunione molto costrittiva. Siamo soddisfatti, ci sono dei tavoli tecnici al lavoro da giovedì e ci rivedremo la settimana prossima per fare il punto. Siamo ottimisti». Più o meno uguali le dichiarazioni del dg della Roma Mauro Baldissoni: «Vogliamo fare lo stadio, lo vogliamo fare insieme al Comune, loro sono al lavoro con noi quindi andiamo avanti così e cerchiamo di farlo il prima possibile». L’unico a non dire alcunché davanti alle telecamere è stato l’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, il docente di Tor Vergata che è il vero oppositore del progetto, che la sua posizione l’aveva chiarita bene qualche ora prima mattina durante un’audizione parlamentare. Lo stadio si può fare, ma senza compensazioni in cubature commerciali, insomma, senza le tre torri disegnate dall’archistar Daniel Libeslánd.
Facendo nome e cognome del costruttore partner del presidente del club James Pallotta, ossia Luca Pamasi, Berdini ha detto ai parlamentari: «L’operatore che ha bloccato la finalizzazione è lo stesso Pamasi che vuole fare insieme allo stadio qualcosa come 600 mila metri cubi regalati… scusate, è lui non fa lo stadio… Io sono a favore, sono contro questo gioco della roulette». Ma il tema delle compensazioni è quello centrale in questa vicenda ed è esplicitamente previsto dalla legge sugli stadi del ministro Graziano Delrio. II progetto di Pallotta e soci prevede infatti che l’intero costo, anche delle opere pubbliche collegate, sia tutto a carico dei privati, che per rientrare dell’investimento non possono prescindere dagli utili della parte commerciale. E proprio di questo, in sostanza, si discuterà nel tavolo tecnico, nel quale si cercherà di quantificare i costi delle opere alle quali il Comune può rinunciare (si parla del prolungamento della metropolitana e di un ponte pedonale), per poter capire di quanto si pub tagliare la cubatura senza pregiudicare la sostenibilità del progetto. Pallotta e Parnasi sono già disposti a scendere del 20% nei volumi totali, Raggi, Bergamo e l’assessore allo sport Daniele Frongia vorrebbero una sforbiciata più consistente per poter rivendicare un successo, senza inimicarsi la tifoseria che ha fatto già sentire il suo peso, anche elettorale, ma Berdini insiste, neanche un metro cubo in più di quanto previsto dall’attuale piano regolatore (che corrisponde ad una riduzione di oltre il 160% dei volumi). Ad oggi l’accordo è ancora lontano.
(Milano Finanza – A. Satta)
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