Cambio tecnico-politico. Il dossier stadio sarà gestito interamente da Franco Giampaoletti, il nuovo direttore generale del Comune, che sostituirà in conferenza dei servizi i dirigenti dell’urbanistica accusati in queste ore dal M5S del pasticcio dell’altro giorno. E’ la prima decisione della sindaca Virginia Raggi dopo il cortocircuito di venerdì quando non è passato il via libera alla proroga di un mese richiesto dalla società Euronova con la burocrazia capitolina che è andata da una parte (confermando il parere negativo al vecchio progetto da 1 milione di metri cubi e non facendo propria la richiesta di sospensione dell’iter avanzata dai proponenti) e Raggi che, nella lettera inviata il giorno prima al presidente Regione, forniva «parere favorevole alla richiesta di sospensiva» e sottolineava «di considerare non definitivo il parere già espresso in precedenza». Così è scattato il cortocircuito. Che all’esterno è stato spostato in uno scontro con la Regione ma che all’interno ha destato i soliti sospetti grillini contro presunte manovre degli uffici contro di loro, un tormentone che dura dal primo giorno di insediamento. Bene, d’ora in poi se ne occuperà il nuovo direttore generale Giampaoletti che potrà avocare a sé tutte le competenze espresse dal Comune in conferenza dei servizi: avvocatura, urbanistica e mobilità. Una mossa, partorita ieri, per blindare il complicato iter del nuovo progetto e, soprattutto, per evitare nuovi scivoloni. Il vicesindaco Luca Bergamo ha difeso i dirigenti nel mirino andando un po’ contro il mood della Raggi: «I rappresentanti amministrativi del Comune si sono espressi in modo tecnico sul progetto presistente non potevano dire cose diverse sul progetto precedente né dire qualcosa su un progetto inesistente».
L’ITER – In settimana i proponenti dovrebbero presentare il nuovo progetto. L’arrivo a Palazzo Senatorio del documento, che terrà conto delle modifiche concordate la scorsa settimana, darà il via alla stesura della delibera da portare in Consiglio Comunale. Si tratterà, probabilmente, di una delibera di “novazione”, che servirà a validare il progetto e la sua utilità pubblica per Roma, superando la delibera approvata durante la consiliatura di Marino. L’approdo in Aula Giulio Cesare entro il mese di marzo: una corsa contro il tempo in vista della prossima riunione della conferenza dei servizi aperta per il 5 aprile. Occorre dunque produrre atti. Al momento ieri il M5S si è affidato di nuovo ai social per raccontare il nuovo progetto di Tor di Valle (che prevede il dimezzamento delle cubature e la scomparsa dei tre grattacieli che lasceranno il posto a 18 palazzine).
I NODI – «La diminuzione delle cubature non inciderà sulle opere pubbliche se non su quelle pensate soltanto per concedere più spazio ai costruttori», recita un video retwittato anche dalla sindaca di Roma Virginia Raggi dove non mancano le imprecisioni. Tra le opere pubbliche ritenute inutili ci sono i due pontili sul Tevere, il sottopasso di via Luigi Dasti (nel video trasformato «in via D’Asti») e il prolungamento della metro B. Ma il vero nodo riguarda il ponte. Che al momento balla. Il video di propaganda M5S dice che «verrà realizzato un ponte sul Tevere però non necessariamente quello previsto dal progetto della Roma». Il ponte dei congressi (finanziato dallo Stato) deve tornare in fase di progettazione dopo lo stop del consiglio superiore dei lavori pubblici. Quindi se ne riparlerà tra sei mesi. Rimane quello sulla Roma-Fiumicino (a carico dei proponenti), previsto nella prima delibera Marino, che al momento balla nella nuova delibera.
(Il Messaggero – S. Canettieri)
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