Tre anni sull’ottovolante per il progetto della Roma di costruire il suo Stadio a Tor di Valle con il presidente dei giallorossi, James Pallott , che minaccia, con ciclicità sempre più breve, la messa in vendita della società se non arriverà il via libera. In mezzo, in questi tre anni, un paio di brindisi a champagne, tante date con annunci tutti seccamente smentiti dai fatti, due sindaci, Ignazio Marino e Virginia Raggi, intervallati dal commissario Tronca, tre assessori all’Urbanistica, Giovanni Caudo, Paolo Berdini e ora Luca Montuori. E una valanga di polemiche. Abbiamo registrato le rane e chi non vuole lo Stadio per salvaguardarle; Italia Nostra che spinge per vincolare le tribune dell’ippodromo di Tor di Valle ; il rischio idrogeologico; le accuse di favorire i palazzinari; la querelle metro B/Roma-Lido. Insomma, in questo triennio l’idea di costruire un nuovo stadio procede a singhiozzo, in una sorta di gigantesco gioco dell’oca. L’ultima casella è quella del Ministero delle Infrastrutture che, con molto più buon senso di quello dimostrato dalla Raggi, chiede sostanzialmente di reinserire nel progetto il Ponte di Traiano con l’annesso svincolo autostradale e complanari dedicate. Un’opera che, collocata sull’autostrada Roma-Fiumicino, avrebbe consentito un accesso diretto all’impianto e che ora si trova definanziata per le decisioni della Raggi. Forse il male minore: il progetto è pronto e infiocchettato. Basta trovare i soldi.
(Il Tempo – F. Magliaro)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA