La Juve trascina la Serie A verso il traguardo del miliardo: 985 milioni per l’esattezza. Il boom bianconero nella campagna trasferimenti ha portato a un inevitabile aumento dei costi anche tra gli stipendi. Così Gonzalo Higuain, con i suoi 7,5 milioni di euro netti, è il nuovo primatista nel ramo davanti a Daniele De Rossi (6,5) e al neo-compagno di squadra Pjanic, 4,5. Sul podio non ci sono giocatori del Napoli, visto che solo Hamsik tocca i 3,5 milioni in una pattuglia di giovani già contenti di galleggiare sotto quota 2 milioni. Mentre il Milan ha tagliato di ben 20 milioni il suo monte stipendi nell’estate del trapasso societario, e la danarosa Inter non ha ancora allargato i cordoni della borsa con i suoi tesserati per il Fair-play finanziario. Ma presto lo farà.

LA TENDENZA – Nel complesso i 20 club della massima serie per la stagione appena iniziata hanno un budget di poco più di 100 milioni superiore alla precedente (882), dopo aver segnato il picco più basso nella stagione 2007-2008 con «soli» 829 milioni. Il top delle spese risale comunque a cinque anni fa, quando per i salari venne addirittura elargito 1 miliardo e 100 milioni di euro. Tuttavia il fenomeno ha contorni europei, considerando l’iniezione di denari provenienti dalla ricchissima Premier League. Affari record chiamano stipendi da favola. Basti pensare che Paul Pogba allo United andrà a guadagnare addirittura 14 milioni netti (più facili premi per arrivare a 20). E non è una mosca bianca.

I CONFRONTI – Per avere le idee più chiare, basta andare indietro di qualche anno. Ricordate quando Inter, Milan e Juve potevano permettersi stipendi da 12 milioni netti alle stelle di allora (Kakà, Shevchenko e Ibrahimovic)? Quei tempi ormai sono un lontano ricordo, forse irripetibile. Di sicuro la Juve per alimentare le ambizioni di Champions League ha dovuto riconoscere ingaggi superiori al passato. E la rincorsa non è certo finita. Ora bisognerà vedere quale sarà l’impatto dei nuovi investitori cinesi sulla piazza milanese. La famiglia Zhang all’Inter ha già fatto capire di avere un potenziale senza precedenti. E ora sarà importante vedere cosa accadrà sulla sponda rossonera. Abituiamoci all’idea che nei prossimi anni la concorrenza tra le nuove proprietà porterà a nuove spese sfrenate. Anche l’ultimo bilancio dei costi (700 milioni) per i cambi di maglia è il segnale di una vivacità per certi versi stimolante, per altri pericolosa.

I BONUS – A tal proposito va ricordato che in questo momento della stagione le stime sul costo del lavoro sono chiaramente per difetto, visto che non possono essere contabilizzate le uscite legate ai bonus. Un esempio per tutti: nello scorso settembre la Juve totalizzava una base delle retribuzioni per 125 milioni di euro. Poi, il bilancio bianconero ha certificato che in effetti sono stati pagati 220 milioni per tutto il personale: con la fetta più consistente ovviamente per i calciatori. Ad alzare l’asticella sono ovviamente le vittorie sul campo, oltre che i traguardi personali dei tesserati. Di sicuro la flessibilità sulla parte variabile degli stipendi incoraggia i club a non lesinare incentivi. Ed evidentemente a Torino questa politica tiene sulla giusta corda il gruppo di Allegri.

CONSIDERAZIONI – Lo spirito dell’inchiesta è quello di aiutare l’ambiente con la trasparenza. Anche per questo abbiamo scelto di indicare i singoli stipendi al netto, mentre il totale viene espresso al lordo: cioè quanto costa effettivamente alle società. La precisazione è doverosa per far capire quanto va effettivamente in tasca ai cosiddetti Paperoni del calcio che (non dimentichiamolo) sono i protagonisti dello spettacolo.

PROSPETTIVE – I prossimi mesi saranno importanti per valutare l’andamento dei nostri club agli occhi dell’Uefa. L’ultimo bollettino del fair-play finanziario ha ribadito che il problema dell’indebitamento è stato grossomodo superato nei Paesi più importanti: fa eccezione solo l’Italia con Inter e Roma impegnate a rispettare gli impegni presi con il massimo organismo continentale. A breve anche il nuovo Milan appare intenzionato a concordare con l’Uefa un graduale percorso di risanamento. I prossimi passi, insomma, dovranno essere fatti per lo meno con razionalità. L’intero sistema può beneficiarne, sebbene non manchino gli esempi in positivo. Il Torino in questi anni si è attrezzato per essere competitivo, anteponendo la salute dei conti. Oppure la Fiorentina ha iniziato una cura dimagrante per evitare rischi. E che dire del Sassuolo: a Squinzi piace spendere, ma ora ha iniziato anche ad incassare. L’osservazione vale anche per la gestione delle retribuzioni, nodo cruciale per ciascun presidente. Un conto è coccolare i propri calciatori, un altro è viziarli. Il pericolo esiste sempre, non va mai sottovalutato.

(Gazzetta dello Sport – C. Laudisa)



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