(L-R) Daley Blind of Holland, Stanislav Manolev of Bulgaria, Kevin Strootman of Holland, Wesley Hoedt of Hollandduring the FIFA World Cup 2018 qualifying match between Bulgaria and Netherlands on March 25, 2017 at Vasil Levski National Stadium in Sofia, Bulgaria(Photo by VI Images via Getty Images)

Dopo aver scritto la storia e corretto la geografia per secoli, la piccola (ed ex grande) Olanda adesso sembra dedicarsi solo all’impresa di sbriciolarsi con cura. «Indegna», l’ha definita ieri Kevin Strootman, non certo un passante di Amsterdam, ma uno dei perni dell’intelaiatura oranje. Del resto, l’altra sera, mentre la Francia travolgeva il Lussemburgo in vetta al girone A delle qualificazioni mondiali, all’Olanda del ct Dirk Franciscus Blind, detto Danny, riusciva naturalissimo subire due gol in 20 minuti contro la Bulgaria a Sofia e perdere male per la seconda volta in tre partite ufficiali. Un completo disastro, tanto da “meritarsi” l’esonero (con l’Italia in panchina ci sarà Fred Grim). Nell’assurdità di una sera, gli oranje sono rotolati al quarto posto della classifica, si sono lasciati sorpassare proprio dai bulgari e ora sono lì a piangere un ritardo di sei punti rispetto ai Bleus, primi. Severissimo è stato Strootman, come si diceva, dopo la sfida. «Siamo in una situazione drammatica, siamo stati indegni di rappresentare l’Olanda. È un dato di fatto che stiamo giocando male e io sono il primo. Dobbiamo tutti vergognarci perché non è possibile che la nazionale olandese tiri per la prima volta in porta al 44’», ha scandito.

IL DECLINO Insomma la grande nave olandese è naufragata nei gorghi del mar Mediterraneo. A sorprendere però è il continuo inabissarsi olandese, quasi senza attrito. Un piombo, giù nelle classifiche e nei ranking. Erano quinti nel 2014, gli oranje: oggi sono 21esimi. Con poco senso dell’umorismo, i tifosi si sono infuriati, ricordando di essere stati abituati a scenari, trame, meraviglie e risultati molto differenti. Se hanno avuto in sorte il privilegio di conoscere l’eleganza e la bellezza sportiva, del resto, lo devono al calcio, gli olandesi. Citare la squadra di Cruyff, Neeskens e Krol sarebbe un colpo al cuore, questo è certo: però è logico che i supporter ambiscano a volare alto sempre. Vivere nella luce dei ricordi, no, non fa per loro. Eppure basta riannodare il filo della cronaca fino all’11 luglio del 2010, alla finale del Mondiale sudafricano. A duellare a Johannesburg erano la Spagna e la nazionale di Bert van Marwijk. E soltanto sfruttando il celestiale talento di Andres Iniesta la Roja indovinò la via del trionfo, sorridendo in coda alla strettoia dei tempi supplementari. Poi un lieve, deciso, incontrollabile declino olandese, avviato dall’eliminazione (e dalle tre sconfitte in sequenza) raccolte agli Europei del 2012; solo attenuato dal terzo posto centrato ai Mondiali brasiliani; e culminato infine nella mancata qualificazione agli Europei francesi della scorsa estate.

GLI INCUBI Gli incubi arancioni dondolano sull’orizzonte, e l’amichevole di domani sera contro l’Italia di Gian Piero Ventura potrà soltanto dar loro un profilo e una misura. Il fallimento non si addice a una nazionale nobile. Che sia povera di classe e mal schierata, poi, è un altro discorso

(Il Messaggero – B. Saccà)



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