Per riavere Strootman contro Milan e Juve, la Roma dovrà sperare che la Corte d’appello federale smentisca il suo ex presidente. Un paradosso che fa sorridere in una storia che divertente non lo è più da un pezzo: nel derby infinito si continuano a incassare e segnare gol. L’ultimo l’ha subito la squadra giallorossa. Quando intorno alle 17 di ieri il Giudice sportivo Gerardo Mastrandrea ha annunciato la squalifica per due turni con la prova tv del romanista Kevin Strootman: «Simulazione», dice il dispositivo. Ha fatto finta di farsi male quando invece Cataldi l’aveva “soltanto” preso alle spalle per il collo della maglia (squalificato per una sola giornata). Insomma, il doppio incrocio-scudetto che aspetta De Rossi e soci perde un pezzo importante, ancora di più perché Spalletti non ha nemmeno un’alternativa di ruolo da impiegare al suo posto. A Trigoria non circola ancora la frase «campionato falsato», ma già si compilano mini-dossier: «È la prima volta che si applica la prova tv per un fatto avvenuto sotto gli occhi del quarto uomo, che separa anche i due. Si fa giurisprudenza sulla nostra pelle», la linea romanista. L’eco è arrivato anche a Boston: «Un’assurdità», scrive Pallotta via whatsapp. «E guarda caso succede prima delle partite contro la seconda e la prima», rincara il dg Baldissoni, annunciando il reclamo d’urgenza. La Roma vorrebbe discuterlo già venerdì sperando di cancellare la sanzione in tempo per Roma-Milan di lunedì. È convinto, il club, che Strootman non abbia simulato, ma abbia avuto una naturale reazione di difesa, nel sentirsi tirare per il collo: «Si aspettava di essere colpito, sfido chiunque a non fare lo stesso», la tesi del dg. Ma la chiave della strategia difensiva di Baldissoni e del legale Conte sarà sostenere che l’utilizzo della prova tv non sarebbe ammesso per il caso specifico, visto che la simulazione di Strootman non ha comunque inciso sulla scelta dell’arbitro di espellere Cataldi: lo dice il comunicato del giudice confermando la squalifica del laziale per la trattenuta. «La punizione tradisce la ratio della norma – continua Baldissoni – che è colpire chi induce l’arbitro in errore, ma il dispositivo dice che Cataldi è stato espulso per quello che ha effettivamente fatto». Deciderà la Corte d’appello federale, che fino al 31 agosto era presieduta da quel Gerardo Mastrandrea che ieri, da Giudice sportivo, ha squalificato Strootman. Dovendo scegliere se “tradirlo” o assecondarlo.

Ma il derby continua a tenere sulle spine anche i laziali. In particolare Senad Lulic: da lunedì la Procura federale indaga su quelle frasi dai contorni razzisti («Due anni fa Rüdiger vendeva calzini e ora fa il fenomeno»). Il deferimento arriverà già prima di Natale. E nella prima riunione sono state valutate le ipotesi della slealtà e delle dichiarazioni lesive, ma anche quella della discriminazione. L’intenzione è di prendere una decisione «ragionata», su quello che viene ritenuto un caso limite. Se passasse la linea delle dichiarazioni lesive, rischierebbe una squalifica di 30 giorni, mentre per il razzismo si partirebbe da 10 giornate (ma con la possibilità di ridurle di un terzo con il patteggiamento). Ma la strada più probabile pare oggi la violazione dell’articolo 1, con una eventuale pena che non supererebbe i 2-3 turni. La Lazio proverà a far scivolare i tempi: una volta depositati gli atti dalla procura chiederà che Lulic venga ascoltato per potersi spiegare quelle parole. L’ultimo atto del derby infinito.

(La Repubblica – M. Pinci)



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