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Rassegna stampa

Superlega, è già finita

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ULTIME NOTIZIE SUPER LEAGUE – L’Inghilterra fa saltare – per ora – la Superlega: la protesta a tutti i livelli contro il progetto, dal governo ai tifosi, spacca il fronte dei dodici. Escono tutti i club che erano stati tra i soci fondatori: il Chelsea è stato il primo ad avviare ha avviato la procedura per uscire, il Manchester City ha ufficializzato l’addio, a cascata intorno a mezzanotte si sono aggiunte Liverpool, Tottenham, Arsenal (che ha chiesto scusa) e Manchester United, scrive La Gazzetta dello Sport.

Cadono anche le prime teste: alle 20.20 arriva la notizia che si è dimesso Ed Woodward, a.d. del Manchester United. A ruota, si muove la Spagna con il Barcellona. L’Atletico Madrid è alla finestra. Il Real Madrid, gran tessitore dell’operazione, resiste: «Abbandoni? Non ci saranno – dichiara Florentino Perez – perché abbiamo firmato un accordo vincolante e chi è dentro non può uscire».

Il cuore di questa giornata campale è Londra. Succede tutto nella capitale britannica: politica, riunioni, proteste. La presa di posizione forte di Boris Johnson è il segnale che il governo fa sul serio. Il premier incontra un’associazione di tifosi e rassicura: «Andremo sino in fondo».

In una nota, Johnson dichiara: «Il governo non starà a guardare, mentre un gruppo ristretto di proprietari vuole creare un sistema a circolo chiuso. Nessuna azione è fuori dal tavolo. Stiamo esplorando ogni possibilità, comprese azioni legislative». Johnson ha avuto contatti con l’a.d. della Premier, Richard Masters, rassicurando che impedirà il collasso del campionato più ricco del mondo. La Brexit è la carta vincente: il governo britannico, impugnando la questione dei visti, può mettersi di traverso nelle operazioni di mercato. Un gruppo bipartisan di parlamentari chiama in causa i giocatori: «Vogliamo sapere quali siano le loro intenzioni».

Il messaggio viene subito raccolto: il capitano del Liverpool, Jordan Henderson, già in prima linea nel 2020 per sostenere un fondo per il servizio sanitario, convoca una riunione di categoria. Lo scenario è cambiato: i giocatori stavolta appoggiano il governo. I 14 club della Premier, dopo che in mattinata è circolato un comunicato dell’Everton («siamo rattristati e delusi nel vedere le proposte di un campionato separatista portate avanti da sei club che pensano solo ai loro interessi»), si riuniscono in video conferenza: «Abbiamo respinto all’unanimità il progetto Superlega. Stiamo valutando tutte le azioni possibili per impedire che vada avanti». Si fa sentire anche il West Ham, in corsa per una storica qualificazione alla Champions: «Queste proposte sono un attacco all’integrità sportiva».

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Uno dei passaggi chiave della giornata è la conferenza stampa del Manchester City. Pep Guardiola rappresenta uno dei sei club autori dello strappo e calibra bene le parole, ma il messaggio è chiarissimo: «Non esiste sport se il successo non è garantito, o non importa se perdi. Noi allenatori non siamo stati informati in modo adeguato, poi però tocca a noi mettere la faccia su tutto, dal Covid alla Superlega. Vorrei sapere da chi ha studiato il progetto perché è stato escluso un club modello come l’Ajax».

La picconata finale arriva dalla protesta dei tifosi del Chelsea. I primi fan si presentano di fronte allo Stamford a metà pomeriggio. Diventeranno cinquecento, con pericolosi assembramenti che la polizia ignora. I pullman di Chelsea e Brighton vengono fermati: serve la mediazione dell’ex portiere Cech, ora dirigente dei Blues, per sbloccare la situazione. Parte il coro: «Se ami il calcio, siediti». Il traffico è deviato. All’entrata del pub, dove nel 1905 venne fondato il club, viene appeso questo striscione: «Vergognati Chelsea». Un’ora prima del pronti via di Chelsea-Brighton, arriva la notizia: i Blues stanno preparando la documentazione per ritirarsi. E’ il segno della resa. Si chiama fuori anche il City. Sterling su Twitter applaude.

Intanto anche in Spagna c’è fermento. Javier Tebas replica a Florentino Perez: «E’ confuso da dicembre e si è perso completamente, lo vedo malissimo. Non conosce l’industria del calcio, offre dati inesistenti che non maneggia. Penso che sia un grande imprenditore della costruzione, ma come presidente è un disastro». Laporta tace, ma fa sapere alla stampa catalana che al momento della firma il Barça si era cautelato, vincolando la partecipazione alla Superlega all’approvazione da parte dei soci costituenti del progetto. Una maniera elegante di sfilarsi. Laporta ha capito che anche di fronte al collasso finanziario è difficile far digerire al tifoso il vassallaggio alla Superlega di Florentino.

FOTO: Credits by Shutterstock.com

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