Tammy Abraham

ULTIME NOTIZIE AS ROMA BOLOGNA – Qui dove la classifica l’hanno sempre vista un po’ di sbieco, sul versante medio-basso, la quota-24 a un punto dalla Roma sa di paradiso all’improvviso. Il Bologna che tiene il passo del sesto posto è come se avesse ottenuto in anticipo il «Super Green pass» per sognare, scrive La Gazzetta dello Sport.

Sorprendente? No, meritato. Perché la faccia adulta, ancora una volta, l’ha fatta la banda-Mihajlovic, colpendo nei propri limiti una Roma che quando non trova spazi annaspa e abbozza come da «imbucato» in un party esclusivo.

Mourinho ci ha provato in mille modi, Sinisa ha bloccato le frontiere con muro dinamico e soprattutto con ripartenze che hanno lasciato le tracce di chi sa come poter diventare grande facendo anche del male. E lo ha fatto praticamente senza il suo Titano, Arnautovic, out per un risentimento muscolare al minuto 15 del primo tempo. Così, per il Bologna è la quarta vittoria nelle ultime 5 partite e i giallorossi si mettono nello zaino dei cattivi pensieri la sesta sconfitta stagionale guardando da lontano l’Atalanta sul gradino-Champions.

Sia Mou che Miha hanno fatto quasi copia-e-incolla rispetto a un turno fa: la Roma (Felix out per Covid-19, da cui Cristante si è liberato) si presenta con la stessa formazione che ha incontrato il Torino pochi giorni fa tranne che per Veretout (allora squalificato) al posto dell’infortunato Pellegrini; il Bologna ha Skov Olsen disponibile e così Sinisa decide di panchinare ancora Orsolini e non rischiare subito De Silvestri.

Strategie? Il Bologna decide da subito di avanzare con giudizio, alto ma stretto: in pratica, non mette la faccia avanti e la freccia a destra; propone quando ha il possesso ma senza la sfrontatezza solita, senza porre l’altra guancia, senza viaggi scriteriati. E il tutto ha un perché: la Roma, nel penultimo turno, aveva tratto vantaggi innegabili dalle proprie ripartenze feroci, quelle fisiche e tecniche dei suoi «Avengers» Abraham e Zaniolo. Mou, insomma, viene portato a fare il gioco che fu più passivo con il Torino e così è il Bologna a rimanere più accorto, più compatto e anche meno «slacciato» verso la fase offensiva. Per armare le ripartenze ragionate, le partenze intelligenti.

Lo spartiacque della gara poteva diventare l’infortunio ad Arnautovic (e poi si farà male anche El Shaarawy): al minuto 15’ pt, Sinisa fa la faccia peggiore perché vede il suo Titano accasciarsi. Mossa consequenziale: Barrow va a fare il Finto-9 (perché 9 non è) e dentro Sansone al post di Musa. Sembra un pretesto di guerra per la Roma, che prevede Zaniolo due passi dietro ad Abraham ad attaccare la spina.

Invece no, si accende il Bologna: Rui Patricio butta via una palla che Svanberg (3° gol) piazza da 20 metri, non è una fucilata ma un’idea ben giocata e non imprendibile che riallaccia lo stato d’animo del Bologna con l’austostima. Il clima è elettrico, Pairetto non aiuta a calmarlo, Abraham si prende un giallo (manata a Svanberg) che gli farà saltare (come poi Karsdorp) l’Inter e da quel momento la Roma diventa ancor più nervosa perché non viene a capo di una partita che il Bologna ha vissuto sempre al suo interno.

L’ha vinta Mihajlovic questa gara: perché ha atteso e poi colpito al momento giusto. E resistito. La Roma ha il bel problema di dover vivere sulle giocate dei suoi (talentuosissimi) giocatori quando davanti gli spazi sono sottili come aghi: serve la magia, appena sfiorata da uno spunto di Mkhitaryan poi in fuorigioco; e quando i tuoi giocatori trovano davanti un Medel da Coppa America e uno Skorupski che le prende tutte, beh, allora è proprio una serata no.

Mou aveva cambiato uomini e si era rimesso col 4-2-3-1: non è servito. E quando Theate ha rischiato di fare autogol, ecco il bacio dello stesso belga al suo portiere. Sembra il Paradiso all’improvviso di un EuroBologna, mentre Mou va verso l’Inter con smorfie assortite.



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