Il mistero buffo di Beppe Grillo. Ovvero: come cambiare in corsa opinione. Un’inversione a U: dal «no senza se e senza ma» allo stadio di Tor di Valle con tanto di dieci punti (pubblicati sul blog nel dicembre del 2014 a corredo della tesi) al «ci sono problemi, ma li risolveremo». Una piroetta al cubo, quella dell’ex comico «neo stadista». Anzi alla cubatura, nel senso che i volumi in odor di speculazione a Tor di Valle (1 milione) di tre anni fa adesso sembrano essere diventati per i vertici del M5S un’operazione fattibile ed eco-sostenibile: un grande prato verde dove nascono speranze di governo.

LA NARRAZIONE – E così, come per magia, gli odiati «palazzinari» sono diventati «costruttori». La linea è cambiata: come dimostra la presenza fisica di Beppe e soprattutto di Davide Casaleggio in Campidoglio. E la base non capisce più la svolta («Dove andiamo?!») e i parlamentari idem. Non è solo la «signora no» Roberta Lombardi a schierarsi ma anche «moltissimi – raccontano fonti interne – deputati e senatori del M5S». Che in privato, lontani da chat che potrebbero essere usate contro di loro, pensano allo stadio e si mettono la mano sulla fronte. Da Paola Taverna a Carla Ruocco, pezzi di direttorio che fu, ma anche semplici parlamentari. Ma perché Grillo ha cambiato idea così di botto su un tema qualificante per il M5S? I sospetti e i veleni si sommano. La prima è che «dobbiamo dimostrare di essere forza di governo». E che quindi non si può dire sempre e solo «no». Chiaro. Soprattutto a Roma, dove gli otto mesi di Virginia Raggi finora sono stati caratterizzati solamente dal «non possumus» ai Giochi del 2024 (oltre che a una lunga teoria di beghe politico-giudiziarie). E, proprio sulla scia di quel rifiuto, adesso esiste un cemento meno cemento degli altri (premesso che l’operazione cinque cerchi, dal punto di vista urbanistico, non avrebbe avuto l’impatto di questa di Tor di Valle)? Il secondo indizio va ricercato sempre in Campidoglio: visto che il «no» alle Olimpiadi è stato urlato a uso interno senza benefici per la Capitale, il secondo «no» della Raggi potrebbe mandare a picco il gradimento già traballante della grillina. C’è l’As Roma (anche se lo stadio e i grattacieli non saranno del club giallorosso), c’è il calcio in mezzo. Ma in queste ore la base e i parlamentari (eccetto Luigi Di Maio, il governista-stadista per antonomasia in quanto candidato premier) non si danno pace. E allora si rincorrono le voci e le ricostruzioni che Grillo è costretto a smentire. «Non ho mai incontrato Mauro Baldissoni e Luca Parnasi». Eppure c’è chi ha parlato di un vertice decisivo mesi fa. «Non è vero – ha ribadito il Capo – querelo tutti».

LE OMBRE – E poi le banche: non erano il nemico numero uno del M5S, non andavano riformate, anzi rovesciate come un calzino? Dietro l’operazione Tor di Valle gli istituti di credito giocano un ruolo fondamentale, come è ovvio che sia. Ma è meglio non parlarne? Così come è avvolto da una nebbia, non proprio trasparente, il ruolo dell’avvocato Luca Lanzalone, il mister Wolf dello stadio. Il genovese che risolve i problemi nelle amministrazioni pentastellate e che adesso sta trattando con i proponenti dell’operazione immobiliare per conto del Comune ma senza un minimo di carta (nel senso di delibera) che ne attesti il ruolo. Dentro al M5S dicono che l’avvocato («Andatevi a leggere il curriculum», puntano il dito i parlamentari) sia da sempre un professionista molto abile a parlare con le banche, anche quelle in campo. in questa operazione. Sospetti e smentite, conversioni e realismo politico. «Così – si lamenta una parlamentare influente nel mondo pentastellato in silente subbuglio – finiremo come un Pd qualsiasi».

(Il Messaggero – S. Canettieri)



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