Il suo cognome è (quasi) impronunciabile e lui lo sa. «Da noi, in Polonia, è comunissimo, ma capisco che altrove non sia così. Sono stato 11 anni in Inghilterra, 5 in Premier, un disastro. Sono qui ed è normale che mi chiamino “coso”, ma non sono un codice fiscale…», sorride.

Wojciech Szczesny, cominciamo dallo Juventus Stadium. Mette i brividi anche a chi, di stadi, ne ha girati tantissimi in tutta Europa?
«Lo stadio, per me, non gioca. Ma quello di Torino è di sicuro uno dei più belli: come impianto mi ricorda Anfield (ci gioca il Liverpool, ndr), come atmosfera White Hart Lane, casa Tottenham».

Come si immagina il duello di domani sera?
«Bello, intenso, forse divertente. Le vittorie contro Lazio e Milan hanno aumentato le nostre certezze: per lo scudetto ci siamo anche noi e ci saremo fino alla fine, qualunque sia il verdetto di domani».

Qual è il segreto per farsi apprezzare fra i pali pur non appartenendo alla scuola italiana?
«Nessun segreto, ma la necessità di ricominciare dai fondamentali: da voi, rispetto alla Premier League, occorre curare i movimenti e il gioco con i piedi. Là è tutto più fisico».

Il collega del Toro, Hart, ha appreso subito la lezione…
«Joe è un amico e un grandissimo professionista: per lui è stato fondamentale il passato in nazionale con Capello e il suo staff».

Si sta preparando a parare un altro rigore, se dovesse essere necessario?
«Spero non serva (sorride). Però studierò il modo di calciare di Dybala, Higuain e di altri tre o quattro bianconeri».

Come ha studiato il rossonero Niang lunedì scorso?
«A dire la verità mi era sfuggito: quando ho visto che avrebbe giocato lui, negli spogliatoi a pochi minuti dal via ho ripassato i suoi ultimi tiri e poi mi è andata bene».

A proposito di ripasso. C’è una formula per non sbagliare davanti alle punizioni del suo ex compagno Pjanic?
«Miralem lo conosco alla perfezione, ma lui su punizione è la perfezione: fai un passo, provi a giocare d’anticipo e vedi la palla in fondo alla rete. Speriamo non sia in giornata, comunque dovremo essere bravi a non dargli l’occasione di esprimere le sue qualità».

Qualità che sta mettendo in vetrina l’ex ct azzurro Antonio Conte al Chelsea, a +6 sulle seconde. Da ex protagonista nell’Arsenal avrebbe mai pensato a un impatto simile?
«No, assolutamente no. Quello che sta facendo Conte in Premier, le sue dieci vittorie di fila sono qualcosa di straordinario e inatteso: dopo la sconfitta proprio contro i miei ex compagni ha cambiato modulo e ha vinto la scommessa: il 3-4-3, in Inghilterra, di solito non funziona…».

E la sua Polonia quando funzionerà a meraviglia?
«L’Europeo in Francia deve essere un ottimo punto di partenza: siamo usciti ai rigori contro il Portogallo che ha vinto il torneo. La nazionale ha un buon futuro, frutto del mix fra giovani come Milik e Zielinski e ragazzi esperti come Lewandowski o Glik».

Già, Glik. Le parla mai del Toro?
«So che quella granata è una maglia che continua a sentire ancora sua».

Facciamo un altro salto in Premier, realtà che lei conosce a meraviglia. Ci sono similitudini fra l’Arsenal di Wenger e la Roma di Spalletti?
«Wenger è là da più di vent’anni e questo pesa per la storia di una società. Dal punto di vista tattico i due allenatori non mi sembrano simili, per il resto sì: penso alla voglia di essere offensivi, alla velocità nei passaggi, al possesso palla mai banale».

Il nostro campionato le piace?
«Molto. Ho arricchito le mie conoscenze: non c’è posto come l’Italia dove ogni squadra ha una sua identità e un modo di stare in campo ben definito».

La fa sorridere la statistica che racconta dei suoi 44 passaggi a Dzeko, la cifra più alta per l’attaccante bosniaco?
«Stiamo parlando di una media di meno di tre a partita: in qualche situazione è saggio alleggerire il gioco con un passaggio lungo, ma a noi piace far partire l’azione palla a terra…».

C’è un sogno per domani sera?
«Un sogno? No, a 26 anni pensi a vincere per conquistare i tre punti: se arrivano anche con un mio errore, va benissimo».

E Buffon?
«Stima e rispetto. Lui, gare come questa, ne ha giocate cento: l’esperienza fa la differenza».

Lei è qua in prestito dall’Arsenal…
«Il mio futuro è adesso».

(La Stampa – G. Buccheri)



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