Carlo Tavecchio, presidente della Figc

Il primo telefono che porta all’orecchio Carlo Tavecchio dopo che 275,17 voti dell’assemblea elettiva hanno rinnovato il suo incarico da presidente della Figc, gli trasmette i complimenti del presidente del Coni Malagò: «Ora remiamo tutti insieme». Il calcio ha scelto di non cambiare bocciando alla terza votazione lo sfidante Abodi e confermando “Mr T” per il 2017-‘21 con il 54,03 delle preferenze: «Dalle divisioni la forza per unirci», dice lui in lacrime dopo la dedica al fratello. L’alleanza decisiva nell’agitatissima notte della vigilia. Tavecchio, febbricitante in una camera dell’Hilton, aspetta notizie dal salone, animato da colloqui segretissimi: per lui lavora Cosimo Sibilia, fresco presidente della “sua” Lega Dilettanti. Che in quella notte diventa l’uomo chiave dell’elezione, su cui si addensavano le nubi di un ribaltone. E’ passata da poco la mezzanotte quando fa squillare il telefono della stanza di Tavecchio per dargli l’annuncio che il presidente aspetta fremendo: «Carlo, ce l’abbiamo fatta, Nicchi sta con noi». La mossa decisiva: Perché Nicchi è il numero uno degli arbitri, che nell’urna pesano per il 2%. Mai avevano sostenuto il favorito: stavolta fanno anche di più, spostano l’ago della bilancia.

Il motivo? Soldi. «Se mi togli un milione e ottocentomila, e poi però mi restituisci un milione e ottocentomila…», ammette Nicchi, soddisfatto, lasciando il salone ancora in festa. E magari l’Aia guadagnerà anche dieci posti di osservatore arbitrale all’Uefa, dove il dg della Federcalcio Uva è in corsa per un posto nell’esecutivo. Lo sconfitto Abodi giura che rinuncerà alla poltrona della B, spera di risalirci ma difficilmente avrà i numeri. Prima di consolarsi con una partita di calcetto tra amici in serata, però, punta l’indice sui fischietti: «Che gli arbitri decidano un’elezione fa male, mi aspettavo fossero super partes». E invece hanno avuto un peso politico – soprattutto quando, al secondo voto, il n.1 uscente scricchiolava perdendo il 3% – allineandosi con i club di serie A che hanno sostenuto Tavecchio. Pure la Juve, anche se per Marotta è «un sì a Tavecchio, purché sia indipendente». Da Lotito, vero padrone di casa all’Hilton tra sorrisi e pacche sulle spalle: «So’ come ‘na bella donna, guarda che coscia», si vanta ebbro, abbracciato da Sergio Santoro, presidente della commissione di garanzia elettorale. All’indipendenza non credono Roma, Bologna, Sassuolo, Cagliari e Empoli, uniche di A a votare Abodi. De Laurentiis s’è astenuto, Chievo e Crotone sono fuggiti prima del voto. Unica componente compatta contro “mister T” (salvo piccole emorragie) i calciatori. Tommasi attacca chi «s’incatenava alla Federcalcio e oggi è incatenato alle poltrone». Un colpo a Ulivieri, guida del travaso dei tecnici alla corte del campione.

(La Repubblica – M. Pinci)



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