ULTIME NOTIZIE AS ROMA FONSECA – L’abbraccio collettivo in campo, quando il difensore Roger Ibanez ha ribaltato il risultato nello stadio olandese dedicato a Cruyff, sbiadendo d’un colpo la collezione di trofei che incorniciava le tribune deserte, è sembrato un segno, scrive La Repubblica.
Se in campionato un gol può sfilacciare la Roma, in Europa ogni giocatore pare voler tirar fuori di più non solo da sé, ma anche dal compagno. Basti vedere Pau Lopez, che para il rigore e ringrazia qualcuno, dalle parti della panchina, forse il collega Mirante. Quasi stonavano allora, alla fine, le parole ruggenti dell’allenatore.
Ma probabilmente Paulo Fonseca sta combattendo una battaglia personale. Probabilmente il suo nemico invisibile non è un giornalista che “inventa bugie” né le voci che legge su allenatori con cui la proprietà della Roma avrebbe o meno cercato un contatto. Il vero nemico di Fonseca è il silenzio. Quello che accoglie vittorie e sconfitte senza troppe distinzioni, illazioni sul suo futuro e candidature più o meno spontanee a prenderne il posto.
L’unica mano gliel’ha tesa il general manager Tiago Pinto, con cui ha in comune il passaporto e l’idioma (anche se entrambi hanno imparato discretamente l’italiano). Ma non era una mano convinta, più un modo per prendere tempo, quando ha detto che “Il futuro può attendere, conta solo il presente”. Nessuno ha mai mosso un muscolo per rassicurarlo sul futuro. Nessuno ha speso una parola per aprire una discussione sul rinnovo del contratto in scadenza a giugno.
E Fonseca indubbiamente ne risente, nell’umore, funesto anche dopo il gol del 2-1. Quasi a ripensare a chi lo discute o lo ha discusso, a cominciare dall’ex capitano Dzeko. Certo, non è che sin qui per averlo si siano fatti sotto i migliori club del mondo. Un sondaggio del Benfica, una dimostrazione di interesse dello Slavia Praga, la più concreta forse da parte dello Zenit.
Più Napoli e Fiorentina, almeno curiose di vedere cosa sarà. Non sono nomi per cui viene voglia di lasciare Roma e la Roma. Ma se c’è una cosa che a Fonseca non fa difetto è l’autostima. Vincesse l’Europa League, magari anche nel club – che da tempo ha deciso di fare a meno di lui – potrebbe venire qualche ripensamento. Ma potrebbe essere lui, a quel punto, a togliersi il gusto di alzare un braccio, scuotere il capo, e dire: “Basta, grazie”.
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