L’Olimpico come Campo Testaccio, le 13 vittorie in casa di oggi come quelle a cavallo tra il 1929-30 e il 1930-31, allenatore Burgess, allenatore Spalletti. Protagonisti? Tutti. Spalletti, nel brindisi dell’ultimo Natale a Trigoria, ha ringraziato i dipendenti del centro sportivo, la squadra invisibile. Burgess qualche grazie, per quel 13, lo sussurrò alla Sora Angelica, la moglie del custode di Testaccio, Zi’ Checco, che lavava le maglie dei calciatori, rammendava i calzini, cucinava quella pizza che oggi a Trigoria porta Francesco Totti, quando c’è da bagnare l’arrivo di un nuovo compagno, il Defrel di turno. Figura centrale, Angelica Martucci, se è vero che pure a lei finirono parte dei premi riservati ai giocatori.
L’Olimpico di oggi è un frigorifero riscaldato, ossimoro necessario per una squadra che gioca e vince nel silenzio. C’è chi si perde lo spettacolo, c’è chi lo spettacolo se lo gustava a prescindere. Quella Roma iniziò a vincere in casa con la Triestina e finì il 16 novembre 1930 con il Casale. Questa è partita con il Torino e l’ultima musica l’ha ballata con il Cagliari. Quella Roma finì seconda, nel 1931, dopo una grande campionato. Seconda dietro la Juventus, incubo che Spalletti proverà a scacciare quest’anno. E magari sarà necessario fare 14 dopo il 13. Magari questa Roma scriverà pure lei un pezzo di storia.
(Gazzetta dello Sport)
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