(Il Tempo – S. Mancinelli) La vita di Sean Cox, 53 anni, padre di due figli, è appesa a un filo. I danni al cervello sono gravissimi e i medici del centro neurologico di Walton stanno valutando da ieri l’ipotesi di «lasciarlo andare». Massacrato a colpi di cinghia, pochi minuti prima del fischio d’inizio della semifinale di Champions League martedì sera, è la vittima sacrificale sull’altare di una sfida nera, quella tra Liverpool Roma, che 34 anni fa aveva segnato i giallorossi dentro e fuori dal campo, con la sconfitta e le coltellate dopo, e che oggi ha replicato la disfatta sportiva e preteso di nuovo il suo tributo di sangue. Tutto è iniziato nel pomeriggio in centro città, con un primo contatto tra i giallorossi in trasferta e i tifosi inglesi. Intorno alle 18.15 locali, esagitati e con fumogeni fuori dallo stadio Anfiled, i supporter del Liverpool sono saliti sopra una camionetta della polizia, alcuni sono andati davanti al settore ospiti e hanno iniziato a gridar contro e a tirare sassi e bottiglie ai romanisti, pronti a reagire «armati» di ombrelli. Il fatto più grave alle 19.35 circa locali, a 10 minuti dall’inizio della partita quando una ventina di giallorossi incappucciati e con cinte in mano è sbucata all’improvviso da Venmore Street, attaccando la tifoseria rivale all’Albert Pub, accanto all’entrata della curva Kop. Volendo fare un paragone tutto romano, è un po’ come se una tifoseria ospite andasse al Bar River a caricare contro la curva di casa. È stato a quel punto, tornando sul territorio inglese, che il neoirlandese – lì insieme al fratello – ha avuto la peggio. Quando la polizia è intervenuta dieci minuti dopo con cariche a cavallo, la tragedia si era già consumata. Durante la partita la Digos italiana da bordo campo ha lavorato incessantemente, identificando i responsabili e indicandoli, camuffati nel settore, ai colleghi di casa. La disfatta in campo è l’olio sullo scivolo verso l’abisso. Al termine della partita i romanisti vengono scortati dalla polizia inglese verso i pullman che passano, malauguratamente, proprio davanti ai locali affollati da tifosi del Liverpool. Non c’è tempo né voglia di festeggiare la vittoria. Si innesca, anzi, una prevedibile e primitiva caccia all’italiano quando la notizia del trasporto in ospedale di Sean Cox diventa di dominio pubblico. Gli ospiti vengono linciati da bottiglie, bicchieri, arredi in strada, mentre la polizia riprende a caricare. Un anziano tifoso romanista cade a terra, ferito ma non in modo grave. Il servizio d’ordine pubblico è pieno di falle, nonostante l’esperienza già provata con l’assalto al pullman del Liverpool City avrebbe dovuto insegnare. Nove i fermati, tra i quali cinque tifosi romanisti. Due di questi, Daniele Sciusco e Filippo Lombardi di 29 e 21 anni, sono stati arrestati per tentato omicidio. Sarebbero stati loro due, amici nella vita e legati dal tifo ultras della Roma, a colpire a cinghiate il tifoso dei Reds ora in coma. Identificati dagli agenti della Digos di Roma, inviati in Gran Bretagna per collaborare al dispositivo di sicurezza messo in atto dagli agenti locali, farebbero parte del gruppo dei «Fedayn» arrivati da Manchester alla stazione ferroviaria di Liverpool. Sono una quarantina in tutto le persone riprese con i video, identificate e comunque fatte entrare allo stadio. Gli uomini della li hanno rintracciati al primo tempo: erano in fondo delle loro conoscenze, entrambi già noti alla polizia come appartenenti al gruppo ultras. Sui loro profili Facebook le immagini delle trasferte, gli striscioni allo stadio di Kharkiv, dove i giallorossi hanno affrontato gli ucraini dello Shaktar Donestsk, e le immagini del profilo tra i fumogeni. Lombardi, che aveva militato nella squadra di calcio del Tor Tre Teste, sul suo profilo Facebook aveva scritto: «Un carabiniere ferito vale più delle teste rotte a donnee anziani… il carabiniere se n’è andato con le proprie gambe ma quando capita che un manifestante rimane a terra tra gli agenti, oltre all’accanimento quando si trova per terra si becca anche il resto in questura. Mai dalla parte di chi indossa la divisa». Altri sette sono stati fermati dopo il match, ma – secondo i familiari della vittima – l’aggressione sarebbe stata compiuta da «13 teppisti». La polizia inglese ieri ha diffuso un comunicato con il quale ha reso note le identità dei fermati: oltre ai due romanisti arrestati, un trentottenne italiano fermato per «sospetto di possesso di un’arma offensiva» un ventottenne sempre italiano accusato di «sospetto danneggiamento di un seggiolino e per aver gettato oggetti all’interno di Anfield», un trentacinquenne di Ealing arrestato con l’accusa di aggressione alla Sezione 47, un ventottenne romanista portato in una stazione di polizia per essere interrogato, trovato un’arma, un trentacinquenne di Thurrock arrestato per rissa, un quarantenne di Kirkby fermato con l’accusa di essere ubriaco e di aver creato disordini e un quarantaduenne di Stockbridge Village fermato per «sospetto possesso di cocaina» e rilasciato su cauzione.



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