Sì, gridiamolo con Conte: noi podemos! E’ un’Italia che a questo punto può davvero tutto. E con la Germania, il 2 luglio a Bordeaux prepariamoci a un’altra esibizione perfetta di uno scatenato ct, autentico trascinatore, al limite del parossissimo. Parigi brilla d’azzurro. Chiellini e ancora Pellè alla fine, in fotocopia dell’esordio, chiudono il ciclo d’oro della Spagna di un deludente Morata, iniziato esattamente 8 anni fa contro la nostra Nazionale, che allo Stade de France produce un’altra partita eccezionale in questo Europeo della riscossa se non ancora della rinascita. C’è stato tutto, a Saint Denis, finalmente violato. Un primo tempo formidabile, esaltato dal Chiello, un arbitraggio scandaloso, un momento di grande sofferenza nel cuore delle ripresa, risolto da un Buffon magnifico, i cambi giusti del ct, Insigne e Darmian, che hanno confezionato l’azione da applausi, conclusa in gol da Pellè in pieno recupero, per l’apoteosi italiana, costata quasi le coronarie al tecnico.
SUL CAMPO – Il più grande spettacolo dopo il week end, sollecitato prima del match dagli altoparlanti dello Stade de France, lo offre proprio l’Italia, sul piano tattico, concentratissima ma serena, con l’autostima che serve per le grandi imprese, e con un impianto di gioco concepito per non lasciare triangolazioni agli spagnoli nella zona nevralgica della propria tre quarti. La chiave del blocco anti Spagna è chiara: Florenzi e De Sciglio, preferito a Darmian, in linea ai tre centrali azzurri appena la Spagna prende palla, De Rossi a proteggere il cuore della lunetta azzurra e Parolo (straordinario nelle due fasi) come un’ombra su Iniesta. Sulla linea a cinque Conte costruisce però una manovra rapida nelle ripartenze, ispirate da un DDR glaciale e chirurgico, e un Pellè che conferma il suo ruolo fondamentale nel far girare tutta la squadra dentro la metà campo avversaria. In più metteteci Eder in pressing ovunque, Giaccherini pattinatore che non molla un centimetro, anzi un chilometro…: fate la somma e capirete perché per gran parte del primo tempo i campioni d’Europa in carica non ci capiscono niente, un po’ come accadde al Belgio due settimane fa.
IL GIOCO – L’Italia inizia subito a giocare la palla, attaccando gli spagnoli da sinistra (De Sciglio ripetutamente) e da destra (idem Florenzi). Straordinario l’apporto dei difensori, con Bonucci costantemente in anticipo, soprattutto su Morata, spaesato e con Chiellini pronto a puntare la porta avversaria, creando scompiglio tra le fila spagnole, veramente poco organizzate. Ne approfitta l’Italia, costantemente padrona del gioco, con una serie di azioni (interrotte solo da una botta di Morata, 20′, murato da De Sciglio e da una conclusione velleitaria di Iniesta al 28′) che porta al tiro Bonucci, Parolo, al quasi autogol Sergio Ramos, in difficoltà autentica. Da un suo fallo su Pellè al limite nasce la punizione dell’1-0 (34′). Eder brucia le mani a De Gea, Giak si avventa sulla respinta ma il tap in vincente è di Chiellini. C’è ancora spazio per una paio di folate azzurre, con la Spagna sotto botta.
SOFFERENZA – Come era logico però i campioni d’Europa non potevano abdicare così. Il fatto è che l’Italia manca il colpo del ko con un clamoroso contropiede di Eder (9′) stregato da De Gea e soprattutto perde De Rossi, che Conte sostituisce con Thiago Motta (ammonito, sarà squalificato), perché a rischio ko. Con Iniesta che si sistema in regia in una zona furba, la Spagna acquista metri dentro la metà campo azzurra. Soffre, l’Italia. E allora tocca a Buffon dimostrare il senso di essere fuoriclasse: prima dice no a Aduriz e a Sergio Ramos, poi opera tre parate salva risultato su Iniesta e Piqué (2 volte). In questa situazione però Conte dimostra coraggio, inserendo Insigne per Eder e Darmian per De Sciglio. Sono le mosse che danno scacco matto, dopo 22 anni, a una Spagna a cui non basta il ricordo della propria gloria. Quella, adesso, è tuta azzurra.
(Corriere dello Sport – A. Santoni)
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