Lo studio dei numeri di Dzeko deve necessariamente prescindere dai gol, che pure non sono stati pochi in questo inizio di campionato. Nella tabella a fianco trovate un confronto tra il primo e secondo anno italiano dopo sette giornate. Come è facile osservare tutti i numeri sono in attivo anche perché Dzeko, per quanto possa sembrare strano, con Garcia aveva giocato meno per infortuni e turnover: 390 minuti nel 2015/16, 540 adesso.
PROGRESSI – Certe differenze sono tuttavia clamorose. I gol sono quattro in più e gli hanno permesso di eguagliare il filotto di Totti nella stagione 2002/03. Non solo. Dzeko da quattro stagioni non cominciava un campionato segnando 5 reti in 7 giornate. Ed è l’attaccante di Serie A che tira di più: 20 tiri nello specchio della porta, 16 fuori, 4 respinti, per un totale di 40. Con un aumento esponenziale rispetto alla stagione di approccio alla Serie A. Significativo il conto degli errori, che sono diminuiti nonostante il maggior numero di minuti giocati: 33 passaggi sbagliati contro 36, 52 palle perse contro 62.
L’INTER – Una grossa spinta nei miglioramenti statistici è arrivata dalla partita di domenica contro l’Inter, che è stata per sua stessa ammissione la migliore dal suo arrivo in Italia. L’enorme numero di spizzate di testa, nella maggior parte dei casi a spese di Miranda, ha portato il totale delle prime 7 giornate di campionato a 28, con benefici tangibili per la squadra.
STORICO – Poi ci sono anche le giornate storte, come a Torino, nelle quali Dzeko sbaglia molti gol. Sarà che si trova meglio nel proprio giardino invece che da ospite altrui. Mentre l’anno scorso ha distribuito con ragionevole equità le reti segnate tra campionato e coppe (6 in casa, considerando anche il derby giocato in trasferta, e 4 fuori), in questo inizio di stagione ha esultato sempre e solo all’Olimpico (e sempre in campionato). Ma è un altro Dzeko anche in ambito realizzativo, se si pensa che nel primo campionato italiano per raggiungere quota 5 aveva dovuto aspettare la ventiseiesima giornata (21 febbraio).
AUSPICIO – Eppure, conoscendone la prosperosa carriera, certi progressi non devono stupire. Anche al Wolfsburg e al Manchester City, Dzeko ha vissuto una prima stagione di rodaggio per poi sprigionare tutto il suo potenziale. Nel secondo campionato, sia in Germania che in Inghilterra, ha addirittura vinto lo “scudetto”. E’ un motivo per sognare senza illudersi: Dzeko non sarà mai Batistuta e nemmeno Higuain ma può essere un ottimo uomosquadra. Ah, in questo inizio di stagione gli va attribuito anche il merito di essersi procurato due rigori determinanti (Udinese e Sampdoria) e di aver fornito un assist (a Cagliari per Strootman). Forse nel merito De Rossi non ha tutti i torti: Dzeko non merita di essere fischiato.
(Corriere dello Sport – R. Maida)
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