«Non si possono ritenere completamente soddisfatte le condizioni per superare il dissenso». «No» aveva detto il Campidoglio due mesi fa e «no» ribadisce anche oggi. Almeno sul vecchio progetto, l’unico disegno attualmente esistente e sottoposto al vaglio di uffici e conferenza dei servizi.
La strada verso il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle continua a essere in salita. E questo nonostante la delibera approvata due giorni fa dalla giunta M5S che inizia a ridefinire il pubblico interesse sull’impianto che in futuro dovrebbe ospitare le partite casalinghe della squadra giallorossa.
Proprio l’altro ieri, mentre i 5 Stelle in Comune davano il via libera al primo atto del “nuovo” progetto (quello senza le tre torri e con un taglio drastico alle cubature e opere pubbliche), il rappresentante unico del Campidoglio in conferenza dei servizi, l’ingegnere Fabio Pacciani, inviava alla Regione Lazio la lettera per ribadire l’ennesimo «no» all’opera. Un parere negativo inviato all’insaputa della giunta e proprio mentre due assessori, Luca Bergamo e Luca Montuori (rispettivamente vicesindaco e titolare dell’Urbanistica) erano a colloquio con la Regione per provare a strappare una proroga alla conferenza dei servizi. Una mediazione, quella tentata da Bergamo e Montuori, che potrebbe ora bloccarsi davanti al «dissenso» espresso da Pacciani.
Non è la prima volta, tra l’altro, che il rappresentante del Comune si mette contro la giunta. L’aveva già fatto un mese fa quando, nell’ultima seduta della conferenza dei servizi, dette parere negativo alla sospensione richiesta dalla Roma, nonostante le indicazioni dei Virginia Raggi fossero diverse. Un mese dopo, un’altra zeppa nel percorso indicato dalla sindaca e dalla sua squadra.
E così, in presenza del parere negativo già espresso dalla Città metropolitana e dell’apertura dell’iter per l’apposizione di un vincolo sulle tribune dell’Ippodromo di Tor di Valle, sembrano tramontare le speranze di tenere in vita l’attuale conferenza dei servizi aperta lo scorso novembre.
La prossima scadenza è fissata per il 5 aprile. In quella data bisognerà capire se a quel tavolo verrà giudicata sufficiente la nuova delibera di indirizzo approvata dai 5 Stelle due giorni fa. Oppure se sarà necessario chiudere questa conferenza dei servizi e riaprirne una nuova. Con un doppio effetto: da una parte, un ovvio slittamento dei tempi e, dall’altra, la possibilità che si riaprano le fibrillazioni all’interno della pattuglia a 5 Stelle alla luce delle opere pubbliche che verranno tagliate nel nuovo disegno.
Nella road map della Roma, se la Regione acconsentisse a prorogare questa conferenza, la posa della prima pietra potrebbe arrivare entro la fine del 2017. In caso contrario, con la necessità di far ripartire tutto da zero, le previsioni più ottimistiche parlano dell’inizio dei lavori tra un anno, per il primo trimestre del 2018.
(La Repubblica – M. Favale/G. Vitale)
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