Un colpo al cuore del progetto dello stadio, il nuovo Colosseo, sogno della Roma di James Pallotta e del costruttore Luca Parnasi, che dovrebbe sorgere nell’area dell’ex Ippodromo a Tor di Valle. La soprintendente all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, Margherita Eichberg, ha firmato l’avvio del “procedimento di dichiarazione di interesse culturale” per l’Ippodromo, per arrivare al vincolo. Ma non solo. Per il principio della “tutela indiretta” scatta l’assoluta inedificabilità anche di tutta la zona intorno. E dunque lo stadio e il business park con le tre torri disegnate da Libeskind dovrebbero trovare un’altra sede. La lettera è stata inviata nel pomeriggio di ieri per posta certificata alla sindaca Virginia Raggi e a Eurnova, la società a cui fa capo la proposta del club giallorosso. Dal momento in cui ha ricevuto la comunicazione Eurnova deve “sottoporre alla preventiva valutazione di questa Soprintendenza di settore qualsiasi intervento riguardante il bene in oggetto“. E avrà 80 giorni per “produrre eventuali osservazioni o memorie scritte”.
Le motivazioni con le quali la soprintendente dà il via alla procedura per il vincolo, dopo il parere positivo già espresso dai Comitati tecnico-scientifici del ministero per i Beni culturali riuniti sotto la guida del presidente, l’architetto Giovanni Carbonara, uno dei più noti restauratori dell’architettura del ‘900, vanno ricercate nella storia dell’impianto inaugurato nel 1959 in previsione delle Olimpiadi del ’60. E non è tutto. I Comitati tecnico scientifici, gruppo di super esperti a cui il ministero si affida per avere consigli sulle decisioni da prendere in materia di tutela e non solo, si sono anche schierati per il “no” complessivo al progetto dello stadio della Roma, da esprimere in sede di conferenza dei servizi. Per la parte architettonica, l’interesse maggiore è dato dalla tribuna dell’Ippodromo, disegnata da un celebre progettista, Julio Garcia Lafuente, con l’aiuto degli ingegneri Rebecchini, Benedetti e Birago. Una soluzione considerata dagli storici un modello per l’innovazione delle tipologie e la modernità tecnica: undici “ombrelli” sostenuti da un solo pilastro di 19 metri e mezzo, ai suoi tempi un esempio unico, secondo gli studiosi. Inoltre un valore, secondo la soprintendente, hanno l’impianto dell’ippodromo e le sue relazioni con l’architettura del vicino Eur.
Anche la bibliografia non manca, dal Censimento nazionale delle architetture italiane del secondo Novecento alla Guida all’architettura di Roma di Giorgio Muratori del 2007, molti sono gli studi che evidenziano il valore artistico e culturale dell’impianto architettonico di Roma 1960. Inoltre, secondo gli esperti dei Comitati, l’area intorno all’Ippodromo andrebbe tutelata per non perdere la visione originaria dell’Ippodromo nel contesto agrario degli interventi di bonifica degli anni Trenta. I Comitati tecnico-scientifici del Mibact hanno condiviso la necessità della tutela e le ragioni esposte dalla Eichberg. Per quanto riguarda le tre torri, gli esperti parlano di un’altezza inusitata per Roma e la paragonano al grattacielo di Sky all’Eur, che, pur essendo alto circa la metà, 120 metri, già è un elemento che modifica di molto le visuali della zona. Ancora. Non risulta attivata la procedura della verifica preventiva dell’interesse archeologico, già richiesta più volte dalla soprintendenza. Un rischio, quello di scoprire reperti archeologici, che sarebbe fortissimo avvicinandosi al tracciato della via Ostiense, al fosso di Vallerano e al raccordo dell’autostrada per Fiumicino.
Ma più tranchant è l’opinione dei Comitati sulle architetture della tribuna. Demolirla, anche solo in parte, è assolutamente inaccettabile per gli studiosi e d’altronde una sua conservazione integrale sarebbe stata rifiutata dai costruttori. Inoltre i Comitati sottolineano ciò che in questi mesi è stato spesso evidenziato: il piano regolatore preveda per Tor di Valle costruzioni per 112 mila metri quadrati, mentre tutto il pacchetto stadio ne occuperebbe 354 mila. E per quanto riguarda il parere da esprimere alla conferenza dei servizi (nel precedente passaggio c’era solo un “progetto generico di fattibilità“) questo dovrebbe essere, affermano, “negativo“: vanno tutelate le espressioni dell’architettura del Novecento, come l’Ippodromo, e il paesaggio intorno. Fin qui il Mibact. E intanto ieri un altro intervento sullo stadio dell’assessore allo Sport Frongia. «C’è bisogno» ha detto «di approfondimenti che avremmo dovuto fare prima. Dobbiamo compensare il tempo perso dall’assessore Berdini. Una certezza ce l’abbiamo: la delibera di Marino certamente non verrà portata avanti così com’è». Ma forse il destino del progetto ormai è segnato.
(La Repubblica – P. Boccacci/C. A. Bucci)
FOTO: Credits by Shutterstock.com
© RIPRODUZIONE RISERVATA