NOTIZIE STADIO AS ROMA – Il ponte di Traiano si fa o non si fa? E se e quando si è deciso di non farlo che motivi aveva il Comune? Sono domande che non hanno ancora una risposta. Per capirlo, l’Authority presieduta da Carlo Sgandurra chiede per la seconda volta «di conoscere i pareri e gli studi di viabilità» realizzati dal Campidoglio per la revisione del progetto stadio, e quindi la cancellazione del ponte di Traiano, «viste le preoccupazioni diffuse circa la ricaduta sulla mobilità». Sgandurrà aveva già chiesto un mese fa quei documenti all’amministrazione capitolina. Ma non li ha ricevuti e ieri è tornato a chiederli con forza minacciando di rivolgersi alla magistratura.
L’AREA – Perché anche se si attende la due diligence interna avviata dalla sindaca Virginia Raggi sullo stadio di Tor di Valle, questo non impedisce all’Authority di controllo del Comune di capire cosa succederà in quell’area. Dove, per inciso, il ponte era sparito dal progetto finale. E nel frattempo sulla controversa operazione calcistico-immobiliare è stata aperta un’inchiesta della Procura, condita da arresti e sequestri. L’Authority ha analizzato la delicata situazione della mobilità di quel quadrante e, visto che «lo stadio va avanti», come diceva la sindaca Raggi prima della retata di metà giugno, Sgandurra ha chiesto, di nuovo, quei documenti.
«Abbiamo sollecitato a inizio settembre la richiesta degli atti ai due dipartimenti e assessorati coinvolti, Mobilità e Urbanistica, dopo aver sentito la dichiarazione della sindaca sulla due diligence – ha detto ieri Sgandurra – Visto che quello dello stadio è un discorso che impatta su un quadrante molto particolare, abbiamo chiesto chiarimenti sulle verifiche di mobilità che indicavano se fare o non fare il ponte di Traiano, abbiamo chiesto di visionare gli studi in base a cui è stata presa la decisione di non fare il ponte». E sono informazioni indispensabili per capire l’iter del progetto e i risvolti sulla mobilità pubblica. Ma non è arrivata alcuna risposta in merito.
LA MAGISTRATURA – «I dipartimenti non mi hanno risposto e ieri li ho sollecitati di nuovo, chiedendo un incontro con i nostri funzionari per vedere e studiare le carte. Se al sollecito non ci sarà risposta entro una settimana mi rivolgerò a Procura e Corte dei conti, perché questo ritardo può causare danni». L’Authority ha già studiato diverse carte depositate in conferenza dei servizi. Ma sono comunque documenti incompleti, dove non comparirebbero gli scenari più critici legati all’affluenza dei possibili spettatori. Sul tema stadio invece è caduta una pietra tombale da parte dell’amministrazione che ripete come un mantra la formula «c’è la due diligence in corso». Inoltre dagli assessorati fanno filtrare che i documenti ci sono e sono trasparenti. Al di là della reticenza inzuppata di anglicismo, la questione rimane problematica perché mette in discussione tutti gli accordi già presi e riapre un dossier che era stato infiocchettato con l’immancabile hashtag uno stadio fatto bene. Poi appunto, è arrivata la Procura.
RISCHIO IDRAULICO – In Comune intanto, mentre aspettano la due diligence, il 25 settembre scorso, la giunta ha approvato lo schema di un protocollo d’intesa tra Roma e l’Autorità di bacino per la mitigazione del dissesto idrogeologico. Nel provvedimento compare la lista delle aree di pericolosità e di rischio idraulico: e c’è anche il rio Vallerano. Proprio quello che corre a Tor di Valle dove dovrebbe sorgere lo stadio della Roma.
(Il Messaggero – S. Piras)
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