Clara Lafuente, architetto e figlia di Julio che alla fine degli anni cinquanta disegnò l’ippodromo di Tor di Valle, ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera. Queste le sue dichiarazioni:
“È dal 2014 che mi batto per la salvaguardia dell’ippodromo di Tor di Valle. E fin da tre anni fa abbiamo organizzato una raccolta di firme, indirizzata da Dan Meis (l’architetto americano che è il progettista dello stadio della Roma, ndr) chiedendo una modifica al progetto che salvaguardasse le tribune. Quello che dico non esclude la sua realizzazione. Anche con la raccolta di firme si chiede solo una modifica sostanziale del “plani – volumetrico”, per individuare sul terreno una diversa collocazione dei vari edifici. Una soluzione quindi che permetta di costruirlo, solo non posizionandolo esattamente sul luogo dove oggi è l’ippodromo, ma adiacente. Mi piacerebbe insomma che si tenesse contro della preesistenza – aggiunge – con un’impostazione progettuale più legata alla nostra cultura e alla nostra sensibilità. Noi tendiamo sempre a prendere in considerazione le preesistenze e a dare loro valore”.
Spostare le tribune “è impossibile – spiega l’architetto – perché quelle tribune sono inamovibili. Sono strutture in cemento armato con aggetti di 40 metri, impossibili da spostare. Fin da due anni fa c’era stata una diversa proposta: la Roma, che vuole portare i campi di allenamento da Trigoria a Tor di Valle, li può portare benissimo nell’area dell’ippodromo”.
Ma quello che più stupisce l’architetto Clara Lafuente è il fatto che “oggi i progettisti si dichiarino stupefatti di questo vincolo annunciato dalla Soprintendenza statale quando fin dal 2014 e proprio con la raccolta di firme avevamo parlato proprio di tutele sulle tribune”.
(Corriere della Sera)
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