Stadio della Roma

(Il Messaggero) I punti critici sul tappeto sono ancora tanti, a partire dal nodo della mobilità e dalle opere pubbliche che, invece di essere pagate dai privati, finiranno a carico dello Stato e dei cittadini. Oggi e domani su questi e altri temi si dovrà pronunciare la conferenza dei servizi convocata per esaminare il nuovo progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle – con tanto di mega complesso di uffici, negozi e alberghi che ci nascerebbe tutt’intorno – dopo il rinvio della scorsa settimana dovuto all’enorme mole di prescrizioni allegate dagli enti interessati ai rispettivi pareri.

IL PONTE – Al centro delle polemiche è finita la decisione del governo di finanziare con soldi pubblici il ponte di Traiano, infrastruttura che secondo l’assessore capitolino all’urbanistica, Luca Montuori, sarebbe utile solo ai privati e che infatti nella prima versione del progetto era interamente a carico dei proponenti. Dopo il taglio parziale alle cubature-record, il collegamento era rimasto senza coperture economiche e alla fine, per sbloccare l’impasse, il ministro dello Sport Luca Lotti si è confrontato con il responsabile delle Infrastrutture Graziano Delrio, arrivando alla conclusione che dell’opera si sarebbe fatto carico lo Stato. Una conclusione che ha incontrato diversi pareri molto critici, e sulla quale si è spaccato lo stesso Pd. D’altronde il progetto di Tor di Valle, a inizio 2017, è stato rivoluzionato da un accordo tra proponenti e amministrazione pentastellata all’insegna della riduzione delle cubature, ma anche delle necessarie infrastrutture. Al termine della prima conferenza dei servizi la Regione aveva sottolineato che a fronte di «un impatto urbanistico minore sull’area» nel piano rinnovato diminuivano «anche le risorse per le opere pubbliche», ragion per cui molte amministrazioni avevano segnalato «con forza la necessità di rivedere, migliorare, ripristinare opere e interventi sia sulla viabilità come sul trasporto pubblico».

LA MOBILITÀ – Il rischio concreto è che, anche con il ponte, il piano traffico elaborato dai privati, alla prova dei fatti, non regga. Anche perché la biforcazione della metro B è stata depennata dal progetto e per rimettere in sesto la Roma-Lido i privati metterebbero appena 45 milioni. Di questo, in particolare, si discuterà domani. In alcuni casi, inoltre, i pareri espressi delle diverse istituzioni sono addirittura in contraddizione: è il caso degli argini del Tevere nell’area di Tor di Valle, considerata a rischio idrogeologico. Qui l’Autorità di Bacino del distretto idrografico dell’Appennino centrale (che ha ereditato le competenze sul principale fiume romano) ha prescritto un deciso innalzamento delle barriere laterali anti-esondazione, ma il ministero dei Beni culturali è di avviso opposto: alzare gli argini contrasterebbe con il contesto ambientale e paesaggistico. Insomma, un ginepraio all’interno del quale dovranno districarsi i tecnici della conferenza dei servizi.



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