Il progetto del nuovo stadio a Tor di Valle non è ancora stato trasmesso dal Comune alla Regione per «motivi tecnici». Ma una considerazione molto «politica», il vicesindaco di Roma Daniele Frongia, ieri l’ha fatta: «Dobbiamo parlare di stadio, non di un quartiere con una piccola porzione dedicata allo stadio». Mettendo nel mirino quel milione di metri cubi che, nel progetto di Pallotta e del costruttore Luca Parnasi, verrebbe destinato ad opere che con lo sport non c’entrano nulla: negozi, alberghi, ristoranti, uffici. L’86% delle cubature totali, mentre appena il 14% sarebbe riservato allo stadio vero e proprio (che peraltro la Roma avrebbe in affitto da una società di Pallotta). «Noi siamo favorevoli a uno stadio di calcio per le grandi società sportive», ha detto ieri il numero due della giunta Raggi, intervenendo su Radio Popolare Roma. Ma a patto che non si tratti di costruire «un nuovo quartiere», con la scusa dello sport. Una linea coerente con l’atteggiamento che il M5s aveva tenuto durante la passata consiliatura, quando in Aula votò contro la delibera su Tor di Valle presentata dalla giunta Marino. Lo stesso assessore all’Urbanistica scelto dal M5s, Paolo Berdini, ha definito il progetto come «una gigantesca speculazione edilizia in cui lo stadio è solo un pretesto», attaccando anche la zona scelta per costruire l’impianto e i tre grattacieli alti fino a 220 metri: «L’area di Tor di Valle non va affatto bene. Perché spendere 400 milioni di euro per una zona dove abitano zero cittadini?».

I RITARDI – Frongia ieri ha parlato anche dei ritardi che accompagnano l’iter di approvazione. Le carte presentate dai privati per colmare le tante falle degli elaborati iniziali, ancora non sono state consegnate alla Regione. E così, se Berdini a inizio luglio aveva parlato di «un iter amministrativo ormai sostanzialmente chiuso», dalle parole pronunciate ieri dal vicesindaco sembra che la partita sia ancora aperta. «I documenti – ha detto Frongia, che ha la delega allo Sport – non sono stati trasmessi alla Regione per questioni tecniche ed urbanistiche, non politiche». Ecco perché la Pisana non ha ancora neanche convocato la conferenza dei servizi, l’organismo che entro 180 giorni dovrà decidere se avallare o bocciare definitivamente il progetto.

(Il Messaggero – L. De Cicco)



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