Dopo la mossa mediatica di James Pallotta, che ha schierato Spalletti e i big giallorossi per alzare il pressing sul Campidoglio e costruire uno stadio che potrebbe fruttare a lui e agli altri privati coinvolti fino a 800 milioni di euro, secondo alcune stime, oggi in Campidoglio è il giorno decisivo per il progetto Tor di Valle. A Palazzo Senatorio infatti gli emissari del manager di Boston e del costruttore Luca Parnasi incontreranno l’assessore all’Urbanistica, Paolo Berdini. Accanto a lui, a fare le veci della Raggi, dovrebbe esserci il vicesindaco Luca Bergamo. Alla riunione, da quanto filtrava ieri dal M5S, dovrebbe partecipare anche un avvocato, che arriva direttamente da Genova (la città di Grillo…), ingaggiato per studiare le ripercussioni di una possibile contesa legale, più volte minacciata dai proponenti nel caso in cui l’amministrazione capitolina fermasse questa controversa operazione calcistico-immobiliare, già bocciata da tutte le principali organizzazioni ambientaliste del Paese e stroncata anche dai tecnici dell’Istituto nazionale di Urbanistica.
REPLICA VIA TWEET – All’hashtag #famostostadio propagandato due giorni fa da Trigoria e rilanciato subito da capitan Totti, ieri ha risposto anche la sindaca. Con un messaggio chiaro: «Caro Francesco @totti ci stiamo lavorando. #Famostostadio nel rispetto delle regole. Ti aspettiamo in Campidoglio per parlarne». Proprio il passaggio sul «rispetto delle regole» è lo snodo cruciale della trattativa tra il Comune e i privati. Perché secondo la maggioranza dei consiglieri M5S «rispettare le regole» significa solo una cosa: attenersi al Piano regolatore generale, che nell’area di Tor di Valle consente di costruire appena un terzo delle cubature sognate dai privati. Per andare avanti, quindi, i proponenti dovrebbero tagliare di oltre il 60% quel milione di metri cubi di cemento che nascerebbe sull’ansa del Tevere, in una zona dichiarata «ad alto rischio idrogeologico» dall’Autorità di bacino.
GRILLINI DIVISI – Dopo il parere «non favorevole» depositato dal Comune il 1 febbraio, la conferenza dei servizi chiuderà i lavori il prossimo 3 marzo. I tempi per trovare un accordo «politico» – come spererebbe Pallotta – sono quindi strettissimi. E la riunione di oggi diventa centrale per capire se la giunta M5S è disposta a derogare da quel «No alla speculazione» pronunciato prima sui banchi dell’opposizione, durante la consiliatura Marino, e ripetuto poi per tutta la campagna elettorale. Se prevarrà insomma la linea «turbo-stadista» dei grillini, che vorrebbe sforbiciare appena le cubature private, mantenendo sostanzialmente intatto l’«Ecomostro», come lo chiama Legambiente. Uno scenario, questo, che potrebbe avvicinare le dimissioni di Paolo Berdini, favorevole allo stadio ma non ai tre grattacieli che ci nascerebbero accanto insieme ad altri 15 edifici commerciali (l’86% delle cubature del progetto, mentre appena il 14% andrebbe all’impianto sportivo). Mentre le associazioni ambientaliste restano in guardia («Lo stadio va costruito in un’area non soggetta a probabili esondazioni del fiume», spiega Italia Nostra), il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, sempre via Twitter sottolinea che «se sullo Stadio il Comune sta cambiando idea, entro il 3 marzo produca atti ufficiali».
(Il Messaggero – L. De Cicco)
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