«Ma che domande mi fate? Cambiate domande!», sbotta Beppe Grillo davanti ai giornalisti che gli chiedono che fine farà il progetto del nuovo stadio della Roma. La calata del leader M5S nella Capitale, però, ruota tutta attorno alla controversa operazione immobiliare che James Pallotta e il costruttore Luca Parnasi sognano di realizzare in un’area a forte rischio inondazione, sforando di 700mila metri cubi i limiti del Piano regolatore. Operazione che lo stesso blog del «fondatore», nel 2014, stroncò senza mezzi termini quando a proporla era il Pd, e che ora agita gli equilibri del Movimento di governo. Stretto tra gli ortodossi (la maggioranza dei consiglieri grillini di Roma) che non vorrebbero deroghe al «No alla speculazione» e i novelli «stadisti», disponibili ad avallare lo stadio con una lieve sforbiciata (intorno al 20%) alle cubature monstre per negozi, alberghi e uffici.
Grillo, davanti a Virginia Raggi, ha sposato la seconda linea, spingendo la sindaca a «trovare un accordo» con i proponenti. Affiancato da Davide Casaleggio, che per la prima volta ieri ha varcato il portone (seppure laterale) di Palazzo Senatorio, l’ex comico si è intrattenuto con la prima cittadina per oltre due ore. Un vertice blindato, a cui ha avuto accesso solo il vicesindaco Luca Bergamo, la presidente della commissione Urbanistica Donatella Iorio, oltre ai due parlamentari tutor della Raggi, Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro, e all’avvocato Luca Lanzalone, il legale incaricato dai vertici pentastellati di seguire la pratica Tor di Valle.
Prima dell’incontro, Grillo ha accennato a una possibile consultazione: «Prima sentiamo la popolazione interessata al progetto e insieme a loro costruiremo una cosa straordinaria». Significa un referendum? In realtà l’idea poco piace allo staff della sindaca, che ha subito smentito l’ipotesi di un voto (virtuale o meno). E anche Casaleggio, prima del vertice affermava: «Il voto online lo faremo, ma sul programma di governo».
LE TENSIONI – Di sicuro, il tempo per trovare un’intesa è ormai quasi esaurito. Il Comune incontrerà i privati già domani, per quello che potrebbe essere l’ultimo vertice prima della chiusura della conferenza dei servizi, fissata per il 3 marzo (ma la Roma potrebbe chiedere una nuova proroga). La base M5S ormai è in rivolta da settimane, da quando si è capito che una parte dei Cinquestelle aveva cambiato rotta. Oggi, alle 12, è in programma una manifestazione sotto il Campidoglio organizzata dagli attivisti del Tavolo urbanistica M5S. Messaggio ai vertici: «Non tradite il nostro programma e i nostri valori». Grillo ieri ha detto alla Raggi che «sul nuovo stadio decideranno giunta e consiglieri, l’importante è non cedere a pressioni esterne».
Il problema è che la maggior parte dei consiglieri comunali è contraria al progetto. Per questo Grillo ha chiesto ieri alla sindaca di convocare per oggi una riunione con la sua maggioranza. Spiegando che «una volta che si trova una linea, quella deve essere portata avanti. Non possono esserci divisioni su questi temi». Perché altrimenti, chi non rispetta la decisione «si pone fuori dal Movimento». Un avvertimento che verrà ribadito anche nella riunione di oggi. «A cui anche Beppe parteciperà», assicurano diversi esponenti grillini. D’altronde il contratto firmato dagli eletti romani parla chiaro: chi è contro la linea è fuori.
Qualcuno, tra i parlamentari, spera ancora in un ripensamento, che alla fine si scelga un progetto alternativo, con un cambio di location, anche perché il leader ieri non ha fatto capire come il Comune intende superare il vincolo che la Soprintendenza ai Beni culturali ha deciso di apporre sull’ippodromo di Tor di Valle.
Nella logica del leader, però, prevale la ricerca di un «accordo» con i privati, per cercare consenso tra i tifosi giallorossi. E quindi anche se, come ha ricordato lo stesso Grillo, «il posto ha dei problemi per l’ubicazione, per il suolo e per l’idrogeologia», si tratta di temi che l’ex comico giudica «risolvibili» e «sarà la soluzione migliore per cittadini e luogo». Slogan, come quando Grillo dice alle telecamere che lo inseguono che «se si dovesse fare, sarà uno Stadio fatto con criteri innovativi, che da queste parti non hanno mai visto, e se ne dovrà occupare un costruttore non un palazzinaro».
(Il Messaggero – L. De Cicco/S. Piras)
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