L’incontro, che doveva rimanere segreto, si è concluso con «ok, allora la linea è questa, ma dobbiamo fare presto». E cioè tra novembre e dicembre il Campidoglio rivedrà la delibera sulla pubblica utilità del progetto di Tor di Valle, quello che insieme alla costruzione dello stadio prevede anche tre grattacieli per un totale di un milione di metri cubi.

IL SUMMIT Durante il vertice di ieri in Comune – presenti la sindaca Virginia Raggi, il vice Daniele Frongia, l’assessore Paolo Berdini e diversi consiglieri comunali – si è deciso di tenere in piedi l’operazione (poco) calcistica (e molto) immobiliare cambiandone le coordinate. Ovvero riducendone i volumi. Quindi le strutture commerciali connesse. Un «dimagrimento» che però andrà di pari passo con le opere pubbliche stabilite nella delibera approvata nel 2014 sotto la giunta Marino. Con il rischio concreto che si passi da un «ecomostro», per dirla con gli ecologisti, a un altro «mostro», senza però nemmeno i collegamenti per arrivarci. L’operazione che ha in mente Berdini, vera anima da «stadista» della giunta, prevede un taglio di infrastrutture pesante pur di far digerire l’operazione all’ala più oltranzista dei grillini, quella che fino a qualche mese fa parlava del progetto come di una gigantesca «speculazione edilizia». Dovrebbero quindi essere depennati dagli interventi per la mobilità il prolungamento della metro B fino a Tor di Valle e il ponte sul Tevere, giusto per fare gli esempi più clamorosi. In cambio scomparirebbero i volumi commerciali come appunto due dei tre grattacieli previsti, più una parte degli altri 15 edifici commerciali che il progetto originario prevedeva di edificare.

LA SVOLTA La decisione dell’amministrazione M5S sembra essere stata presa. Raggi e il resto dello staff hanno scandagliato i 220 milioni di euro di compensazioni urbanistiche a carico dei privati. E ne hanno individuato molte – anche «sovrastimate» – di cui si può fare a meno. Nessun nuovo ponte sorgerà sul Tevere e lo «sfiocco» della metro B non si farà più, anche perché sia i tecnici dell’Agenzia per la Mobilità sia gli ingegneri di Atac avevano già bocciato, in due diverse relazioni, l’ipotesi di una nuova biforcazione della seconda linea. Un’opzione che avrebbe provocato la riduzione delle corse «fino al 40%», causando danni a 200-300mila passeggeri.

LE IPOTESI Con il nuovo piano trasporti però, i tifosi si ritroverebbero con una sola direttrice per raggiungere l’impianto sportivo: la Via del mare. Che verrebbe un po’ riammodernata, certo, ma lasciando un evidente rischio imbottigliamento, in spregio alla sostenibilità e alla mobilità alternativa tanto sbandierata dai grillini. Anche un altro caposaldo attorno a cui era stato costruito il progetto originario – quello che prevedeva che almeno il 50 per cento dei supporter raggiungesse lo stadio con il trasporto pubblico – cadrebbe definitivamente. Mentre rimarrebbe da affrontare il problema dei parcheggi, giudicati insufficienti dagli stessi dipartimenti del Comune. Tutti nodi che ora dovranno essere discussi nella conferenza dei servizi convocata dalla Regione, al via il 3 novembre. Un iter che potrebbe essere più lungo del previsto se, come sembra, i grillini cambieranno ancora posizione. Passando dal no all’«Ecomostro» al sì a un altro «mostro», attraverso una nuova delibera da votare e discutere in Assemblea capitolina.

(Il Messaggero)



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