ULTIME NOTIZIE STADIO DELLA ROMA – Sono bastate quattro parole per far capire che la traversata nel deserto, forse, non è ancora terminata. Ieri infatti, Virginia Raggi, alla domanda se il Comune stia valutando l’opportuna di far causa alla Roma e all’altro proponente del (fu) progetto Tor di Valle relativo al nuovo stadio, ha risposto così: «Non confermo né smentisco», scrive La Gazzetta dello Sport.
Una doccia fredda per tutti coloro che ritenevano come il gran feeling che c’è fra la sindaca e il club potesse mettere a riparo da quelli che potrebbero essere atti dovuti. Già, perché i circa otto anni spesi dalla Roma e dal Comune per il progetto poi accantonato dai Friedkin, hanno comportato inevitabilmente dei costi amministrativi (settimane e settimane di lavoro), per non parlare di quelle infrastrutture pubbliche che sarebbero state a carico dei proponenti e che invece non saranno più fatte.
Per questo la delibera (pubblicata ieri) della Giunta sulla revoca del Pubblico Interesse, emendata dal Pd e Sinistra per Roma, e votata da una risicata maggioranza il 21 luglio scorso, recita testuale di come sarà dato «mandato ai competenti Uffici Capitolini, di concerto con l’Avvocatura, di avviare i più opportuni provvedimenti volti alla valutazione e quantificazione di ogni eventuale pregiudizio di danno all’Amministrazione determinato dal mutamento della situazione di fatto…. e al conseguente avvio delle eventuali azioni risarcitorie determinate dall’interruzione delle trattative».
I conteggi, in effetti, sono già cominciati, e si parla già di danni quantificati in alcune centinaia di milioni nelle ipotesi più pessimistiche. Intendiamoci, dal punto di vista politico è difficile ipotizzare un sindaco che chieda i danni alla Roma, ma ci sono azioni dovuti che potrebbero prescindere dalla volontà dei singoli amministratori, la cui mancanza potrebbe essere evidenziata dalla Corte dei Conti. Non basta.
Se si arrivasse a un contenzioso giudiziario, poi, alcune norme sottolineano come una partnership fra l’amministrazione e un eventuale proponente un progetto per un nuovo stadio, per di più da collocare in un’area pubblica, potrebbe essere impossibile alla luce della causa in atto. Ci potrebbe essere l’escamotage di cambiare il nome della società che presenta l’opera, ma sarebbe chiaro a tutti come si tratterebbe di un aggiramento della regola.
Morale: sta per arrivare il momento delle cause per danni. Quelle di Eurnova (che evidenzia un errore formale e si appellerà al Tar per ottenere un sospensiva) verso la Roma, il Comune e i singoli consiglieri, quella di Radovan Vitek, il magnate che ha acquistato Eurnova, per aver svalorizzato l’area dell’ex ippodromo e, appunto, quella del Comune ai proponenti. Inutile dire, poi, che la Roma sarà pronta a fare una controquerela a tutti coloro che la porteranno in giudizio. E il nuovo stadio? Non parte con i migliori auspici. E allora come meravigliarsi se i Friedkin siano molto delusi?
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