(Il Messaggero – L. De Cicco) «Ci giocherà Totti, nel 2017», assicurava l’ex sindaco Ignazio Marino a dicembre del 2014. Tre anni dopo non è sicuro di calcare il prato di Tor di Valle neanche l’ex “capitan futuro”, Daniele De Rossi. Col progetto stravolto, le cubature dell’«Ecomostro» dimezzate ma comunque sovrabbondanti tanto da violare i limiti del Piano regolatore, con un notevole sconto ai privati sulle opere pubbliche (in buona parte le pagherà lo Stato…) questo controverso progetto arriva oggi al vertice decisivo. La conferenza dei servizi che si riunirà in Regione, per la seconda volta in due giorni, dovrebbe accendere il semaforo verde per l’operazione calcistico-immobiliare legata al nuovo stadio della Roma e al gigantesco «Ecomsotro» di alberghi, uffici e negozi che ci nascerebbe accanto. Generando profitti da centinaia di milioni per i privati. Ma la strada, per i proponenti, non è comunque spianata, perché i tecnici dei vari enti pubblici coinvolti hanno in mente una sfilza di prescrizioni e paletti da far rispettare. Non si tratta di cavilli e vincoli architettonici – quelli sono stati spazzati via anche ieri dalla prima riunione della conferenza, che ha confermato l’improcedibilità del “diritto d’autore” sull’ex ippodromo, richiesto dagli eredi di uno dei progettisti, Lafuente. E lo stesso vale per il vincolo paesaggistico sulle tribune, anche quello dovrebbe essere definitivamente archiviato.

LE OPERE PUBBLICHE – Sul tavolo restano nodi molto più complicati da sciogliere e che non riguardano da vicino solo lo stadio, ma tutta la viabilità di questo quadrante di Roma, che va dalla Magliana al Torrino, passando per l’Eur. La vera spina è quella dei trasporti. Il prolungamento della metro B, presente nella prima versione del progetto, è stato depennato già a febbraio, ora negli elaborati rimane solo il “potenziamento” della malconcia Roma-Lido, la peggiore ferrovia d’Italia secondo la classifica di Pendolaria. I privati mettono sul piatto appena 45 milioni di euro, ma secondo i francesi di Ratp, che gestiscono il metrò parigino, di milioni per la Roma-Lido ne servirebbero almeno 400, dieci volte tanto, per arrivare a una frequenza decente, cioè un treno ogni 5 minuti. Solo con l’investimento dei proponenti, è impossibile che sia rispettato quanto scritto dal Campidoglio nella delibera sulla pubblica utilità, cioè che almeno la metà degli spettatori arrivi allo stadio con i mezzi pubblici. Serviranno i fondi della Regione (180 milioni) che però vanno spalmati su tutta la tratta, non solo nelle fermate intorno a Tor di Valle. E non è detto che bastino. C’è poi il nodo dei ponti. I tecnici della conferenza, nel parere, scriveranno che è fondamentale per la viabilità della zona quello “dei Congressi”, anche questo pagato con soldi pubblici (del Cipe), che però ha iter e tempi completamente slegati dal progetto Tor di Valle. Non è affatto certo che le due opere vengano realizzate assieme, come invece dovrebbero chiedere gli esperti nel parere. Anche l’altro ponte, quello di Traiano, che all’inizio avrebbero dovuto pagare i privati per intero, alla fine verrà costruito con i soldi pubblici, in questo caso dell’Anas, come ha confermato ieri il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio. Sarà un progetto pubblico quindi – anche se per l’assessore all’Urbanistica del Comune è un’opera utile solo ai privati – con tempi diversi rispetto ai cantieri dello stadio e del mega-centro commerciale. Eppure questo ponte è fondamentale per garantire le vie di fuga agli spettatori. Se non verrà costruito per tempo, andrà cambiato tutto il piano della sicurezza.



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