Trenta giorni per chiudere una trattativa, più che mai in salita. E c’è il rischio che salti il banco: l’intera operazione calcistica-immobiliare di Tor di Valle. La vertenza tra Comune e As Roma infatti si preannuncia complicata e dai risvolti non scontati. Il club di Pallotta è pronto a incontrare la giunta grillina nei prossimi giorni partendo però da due paletti: l’equilibrio economico-finanziario determinato dalla cosiddetta Legge sugli stadi e il rispetto della procedura fissata dalla Conferenza dei servizi. Cosa significa? Che al momento la proposta del Comune di sforbiciare i due terzi delle cubature (i grattacieli, tutto quello che con la stadio non c’entra nulla) rischia di minare le fondamenta del progetto. Approdato in conferenza dei servizi in Regione con quasi un milione di metri cubi di cemento che reggono in piedi l’itera operazione, nata non proprio con fini calcistici.
IL TIMING – C’è tempo fino al 3 marzo, quando è fissata l’ultima seduta della Conferenza dei servizi convocata in Regione. In teoria, l’organismo avrebbe dovuto concludere i lavori già ieri l’altro, ma il Campidoglio ha riferito «che il processo non è ancora ultimato» e che «è in fase di analisi lo schema di convenzione con la società proponente». Per queste ragioni, si legge nel verbale della seduta, «è stata presentata da Roma Capitale la richiesta di sospensiva della Conferenza per i prossimi trenta giorni».
I NODI – Il problema è urbanistico, come ha sempre sottolineato l’assessore Paolo Berdini. Qualcuno in Campidoglio – forse anche per rassicurare i privati che iniziano a minacciare «l’inadempienza del Comune» – rilancia la possibilità di bypassare la variante, interpretando la delibera preventiva sull’«interesse pubblico», votata nel 2014 dall’amministrazione Marino, come una modifica implicita al Piano regolatore. Anche se tutti i documenti successivi del Comune (compresi i verbali della Conferenza dei servizi) attestano proprio la necessità di una variante. Berdini continua a ripetere che il progetto potrà vedere la luce solo se contenuto dentro il Prg è senza variante anche perché in caso contrario servirebbe anche un atto del consiglio comunale che potrebbe allungare ancora di più i tempi. Ecco perché i proponenti in caso di muro contro muro sono pronti a impugnare la delibera di Marino e a chiedere un risarcimento danni gigantesco al Comune. E questo è un altro timore che agita la giunta grillina.
(Il Messaggero – G. Lengua)
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