Sul palco dell’Ariston ieri sera, c’era Francesco Totti e gli ascolti della serata di martedì hanno dimostrato che non sono i cantanti a fare i picchi di share, ma la gente che ha a che fare con lo sport. L’avventura in Riviera di Totti è veloce come una trasferta di campionato. Il capitano giallorosso è arrivato nel piccolo scalo di Albenga con un volo privato, partito da Ciampino nel pomeriggio di ieri, senza Ilary – rimasta a Roma a seguirlo in televisione – ma con il suo uomo di fiducia, Vito Scala, ad accompagnarlo. Poi il trasferimento in auto a Sanremo, 62 km più in là, la cena in un hotel a pochi passi dall’Ariston dove dorme dopo il Festival, rientrando a Roma stamattina con un altro volo privato. Ieri sera, tra chi lavora per la Rai a Sanremo, c’era chi sperava in una fotografia e in un autografo. Mentre Giorgia (laziale) raccontava che il figlio (romanista) avrebbe finito per guardare il programma più per Totti che per la mamma.
Il capitano compare in scena preceduto da un filmato con alcune sue perle, non sventola le quattro dita per educazione («sarebbe banale e poi martedì ho giocato 10 minuti», spiega con eleganza), vede scorrere i suoi 14 gol siglati in carriera contro la Fiorentina. «Il viola mi ispira? Mi piace». E quando gli chiedono di presentare i concorrenti, replica «siete sicuri? Stamo in diretta eh» o sbaglia pronuncia giustificandosi («non si vede bene»). Quindi strappa risate perché sostiene che la Blasi ha presentato «The Voice» (Conti dubita e lui assicura «glielo chiedo a casa»). Nei corridoi dell’Ariston si distingue un urlo – «grande capitano!» – e intanto Totti si prepara per l’intervista doppia con i conduttori. Giura che respingerebbe una «proposta indecente» (Ilary a un altro uomo in cambio di eventuali debiti ripianati), assicura che «rispetterebbe la scelta di vita» di un figlio laziale, si rifiuta di cantare l’inno viola («ma per uno scudetto canterei quelli di tutte le squadre») ma racconta lo scherzo più umiliante subito («mi hanno tagliato i calzini, sembravo Padre Pio»). E riconosce: «Fra 20 anni? Avrò smesso di giocare, si saranno stancati di me. Nella Roma o no, avrò un ruolo importante». Eppure, mentre calcia in platea palloni autografati, fra il pubblico in abito da sera c’è una certa agitazione per catturarli. «La mia canzone di Sanremo preferita? Quella di Povia, “Il Piccione” (in realtà il titolo è «Vorrei avere il becco», ndr)»: una risposta improvvisata (era previsto dicesse «Si può dare di più») che sui social scatena l’ironia.
(Gazzetta dello Sport)
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