Dirigente o allenatore? A riaprire la questione è stato proprio lui, Francesco Totti, in un incontro organizzato da Nike a Milano in cui il capitano della Roma si è confrontano con un altro gigante dello sport, Kobe Bryant. «Per me sei un mito», gli ha detto l’ex stella dei Los Angeles Lakers, a cui Totti ha replicato con carezze di pari livello: «Una leggenda, qualcosa di eccezionale». Ma tra le righe, poi, Totti si è spinto più in là, nell’intervista rilasciata a Repubblica , analizzando il suo futuro così: «Un tempo ho detto che mi vedevo esclusivamente in un ruolo dirigenziale, ma quando stai per smettere o hai smesso per davvero scatta qualcosa nella testa che ti fa sospettare di non poter rinunciare ad avere il pallone tra i piedi. Non mi sento dunque di escludere una futura esperienza da allenatore. Lo hanno già fatto tanti miei ex compagni, posso provarci anche io».
IL PRECEDENTE – Non è la prima volta che Totti, in questa settimana volto in copertina pure sulla Settimana Enigmistica, si disegna addosso un futuro da allenatore. Successe già nel novembre 2014, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dopo il Premio Facchetti. «Un giorno mi piacerebbe allenare la Roma», disse allora, spingendosi molto più in là. Poi c’è stato tutto quello che sappiamo un po’ tutti: il traguardo dei 300 gol, l’arrivo di Spalletti, le difficoltà finali, la querelle sul contratto con Pallotta e il rischio di lasciare in anticipo la Roma, rischio scongiurato solo a suon di prestazioni (e gol) nel finale dell’ultima stagione. L’appendice naturale, a quel punto, è diventato proprio quel contratto di sei anni da dirigente che Totti aveva già e che è stato ridisegnato con l’ultimo accordo, conferendogli di fatto il ruolo di futuro direttore tecnico del club. Adesso, però, cosa può succedere di così diverso da allora?
LE POSSIBILITA’ – Quando c’è Francesco Totti di mezzo, del resto, non è mai facile prevedere con esattezza chirurgica il suo futuro. Molto probabilmente Francesco continuerà su quella strada lì e cioè con un futuro proprio da direttore tecnico. Ma quel «posso provarci anche io» apre comunque scenari nuovi e inesplorati. Insomma, Totti non è detto che debba fare per forza il dirigente come invece sembra scritto nelle carte del suo destino. In realtà, probabilmente, aspetterà di capire per poi vedere. Capire, già. Se ne è davvero in grado, se in quel ruolo si sa districare bene, se l’abita gli calza a dovere e se il feeling con l’attuale dirigenza potrà essere reale o meno. In caso contrario, allora, facile anche che decida di fare altro. Magari con un ruolo di rappresentanza o dirigenziale altrove. O magari proprio l’allenatore, a Trigoria o in un altro club. Anche se poi il sogno e la priorità è proprio questa, restare a Trigoria. «È il luogo a cui mi viene naturale pensare». Che poi sia dirigente o allenatore, lo vedremo.
(Gazzetta dello Sport – A. Pugliese)
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