Francesco Totti

Asciugate le lacrime, domenica sera tutti a cena. Con i famigliari e gli amici più fidati. Canti, balli, trenini e Ilary Blasi scatenata sulle note di Maracaibo. Fuori dal locale di viale Aventino, ben oltre la mezzanotte, un centinaio di tifosi in adorante attesa di uno sguardo, di una foto, di un autografo. Dentro, al momento di tagliare una maxi torta, Francesco Totti, ripreso da una marea di telefonini, si lancia in un (mini) discorso. Niente lettera, stavolta, ma ci siamo vicini. La platea si esibisce in Un capitano c’è solo un capitano e lui attacca, divertito. «La lettera mica è finita, manca un punto. Staltranno continuo. Continuo, continuo…. Non so dove, ma continuo…». E giù applausi. Da quel momento è (ri)partito il tormentone: che farà Totti da grande? Davvero continuerà a giocare? E dove, se mai? E quell’insulto al «maledetto tempo» urlato all’Olimpico davanti a sessantacinquemila tottiani?

MIAMI O NO? Francesco, ieri pomeriggio, era al Bernardini nelle vesti di papà: c’era l’allenamento di Cristian e lui, come sempre, l’ha accompagnato. E lì che ha chiarito che il (mini) discorso al ristorante della sera prima era sostanzialmente una battuta. Ma, aggiungiamo noi, anche la conferma che lui si sente ancora un calciatore. Nonostante l’età e il saluto struggente alla Roma. Questo significa che se gli arriverà un’offerta indecente la prenderà in considerazione. Dall’estero, ovviamente. Già, ma arriverà? Il suo Non so dove ma continuo sta a testimoniare che finora non è arrivato nulla. E per non attaccare gli scarpini al chiodo, dopo quello che è accaduto (e che è stato detto) domenica sera all’Olimpico, deve arrivare un qualcosa di davvero irrinunciabile. Ieri, il sito della rivista La Roma ha scritto che Totti ha già firmato per il Miami, la squadra allenata da Alessandro Nesta, seconda divisione Usa, con un blitz del presidente Riccardo Silva, ma nessuno del clan del Capitano ha confermato l’indiscrezione. Una cosa è certa: dagli Usa, come accaduto lo scorso anno, nelle settimane passate si sono fatti vivi, ma non con gli argomenti giusti. Ecco perché, al momento, al di là di lacrime e battute il futuro del Capitano sembra a Trigoria. Il ds Monchi quotidianamente gli manda messaggi inequivocabili e nelle prossime ore, ripartito Jim Pallotta, i due avranno l’incontro decisivo. Totti non deve parlare con il presidente, ma con chi manda realmente avanti la gestione sportiva della società. Monchi, quindi. Che lo vorrebbe al suo fianco per crescere e per far crescere Eusebio Di Francesco, amico fraterno di Totti e prossimo allenatore della Roma. Gli verrà offerto un ruolo da dirigente operativo, non da gagliardetto, a contatto con la squadra. Niente di decorativo, ma tutto di concreto. Una soluzione che stuzzica Totti, che si vede vice presidente (come Javier Zanetti all’Inter e Pavel Nedved alla Juve), ma per accettarla deve smetterla una volta per tutte di sentirsi ancora calciatore. Francesco, intanto, è stato inserito in un amen nella Hall of Fame (strano…) della Roma con una decisione diretta della dirigenza. E da Coverciano si è fatto vivo Renzo Ulivieri, vice presidente della Figc e responsabile della scuola allenatori: «Perdere un capitale con le sue doti, tecniche e umane, non è interesse di nessuno». L’idea da sviluppare in futuro è inserire Francesco nel gruppo dei docenti della scuola. «Ovviamente c’è un percorso da seguire, facendo il corso e il tirocinio. Ma Totti è una persona che ha passato una vita nello spogliatoio e quindi una mano ce la può dare».

(Il Messaggero – M. Ferretti)



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