Ancora una volta ci ha dovuto pensare Francesco Totti a prendere per mano la Roma, e ad evitare ulteriori guai in un inizio di stagione già complicato dall’eliminazione in Champions e dal mezzo passo falso di Cagliari. Contro la Sampdoria, in una partita spezzata in due dalla sosta di 80 minuti per un nubifragio che si è abbattuto sulla Capitale, è stato di nuovo il capitano a caricarsi la squadra sulle spalle e a riaccendere, come aveva fatto nel finale della passata stagione, l’entusiasmo del pubblico. Un assist per il gol di Dzeko, almeno altre due giocate che il bosniaco e Salah non sono riusciti a trasformare, e il rigore a tempo scaduto che ha fissato il risultato sul 3-2. La corsa sotto la Sud, a petto nudo, per abbracciare la sua gente, che ha fatto esultare per 305 volte, tante come i gol realizzati nel corso della sua carriera. In campionato, invece, i gol sono 249, spalmati in 23 stagioni. Numeri che da soli basterebbero per spiegare quanto, alla soglia dei 40 anni, sia ancora importante per la squadra. «Se sto così – si chiede scherzando ma non troppo a fine partita – perché devo smettere? Il fisico regge e la testa mi aiuta a fare qualsiasi cosa, vivo serenamente questo momento e se sono libero di testa posso fare qualsiasi cosa».

Ieri ha scritto un’altra pagina di una carriera che somiglia sempre di più ad una favola. «Spero di continuare a scriverne altre ancora più belle. Quando entro io la gente si esalta, mi acclama, essendo romano e romanista ho un altro spirito e la voglia di far vedere quello che riesco a fare, come ho fatto in tutta la mia carriera. Non posso che dare il mio meglio e contraccambiare, ma le partite si vincono tutti insieme. Per la prima volta ho avuto un po’ di paura nel calciare il rigore, ma non potevo sbagliare sotto la curva davanti al mio pubblico». La Roma, ancora una volta, ha regalato un tempo. «È un problema che bisogna risolvere il prima possibile. Spalletti vede le cose anticipatamente e riuscirà a farci capire dove noi sbagliamo nell’approccio alla gara. Poi, ogni giocatore deve dimostrare di essere un giocatore da Roma. E penso che qui ce ne siano».

(Corriere della Sera – G. Piacentini)



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